Affascinante e ornamentale, Sternbergia lutea, sternbergia gialla, è un’altra di quei fiori che ricorda lo zafferano (il magico Crocus sativus, famiglia Iridaceae), ma che con lo zafferano ha veramente poco in comune. La famiglia è quella delle Amarillydaceae, la stessa della sterminata schiera degli Allium, ha sei stami ed è abbastanza velenosa. I sintomi che provoca in chi malauguratamente ne ingerisca sono simili a quelli causati dalla colchicina, l’alcaloide del colchico, anche se non è proprio parente neppure del colchico, che appartiene ancora ad un’altra famiglia. Per fortuna in questo caso qualsiasi confusione con il vero zafferano è praticamente impossibile, perché la sternbergia è gialla che più gialla non si può.
Così il nome volgare di zafferanastro deriva semplicemente da una somiglianza nella forma, nel portamento e nel periodo di fioritura. Il nome scientifico invece è un omaggio al botanico boemo, il conte Kaspar Maria von Sternberg (1761 – 1838), che oltre a scoprire questo genere di piante fu un grandissimo studioso del mondo naturale. Questa specie, insieme ad altre del genere, cresce spontaneamente in molte regioni italiane ed è naturalizzata in diverse altre, fra cui la Liguria. Tuttavia incontrarlo in natura non è così facile come imbattersene in qualche giardino, dove in questa stagione i mazzetti delle sue sfavillanti corolle fanno capolino in ogni angoletto. Vorrei catturarne una nuvola oltre l’inesorabile recinto, ma riesco soltanto a mettere a fuoco la rete. Per fortuna quest’anno ne ho qualcuno anch’io, sistemati provvisoriamente in una vaso lungo. Le sternbergie sono piccoli bulbose di poche pretese, e dopo la breve fioritura, crescono cespuglietti di lunghe foglie verdissime. E’ la vita della maggior parte delle bulbose, un fiore sfavillante ed effimero e tanti mesi di attesa. E in questi giorni l’attesa si fa interessante perché stanno proprio per fiorire gli zafferani.