Piante da fossato

Anfiteatro di LuniPiante nel fossato

Anfiteatro di Luni

E’ ancora inverno e la pioggia è caduta abbondante. Oggi splende il sole, ma nei solchi erbosi fra le antiche pietre del glorioso anfiteatro di Luni, l’acqua ristagna come in un pantano. In questi brevi fossati crescono i getti verdissimi del sedano d’acqua (Helosciadium nodiflorum) e sulle mura umide brillano, quasi immerse nell’acqua come il sedano, le foglioline grassocce della Cymbalaria muralis, cimbalaria dei muri o volgarmente ciombolino. Questa graziosa piantina, dall’aria timida e dimessa, è in realtà una rampicante dalle interessanti caratteristiche.

Cymbalaria muralis

Cymbalaria muralis

I fusti filiformi, che radicano ai nodi e sono lunghi fino a 60 centimetri, si insinuano fra le pietre con una straordinaria capacità di adattarsi agli anfratti della roccia. Sembra quasi che siano dotati di intelligenza perché, dopo la fioritura, i peduncoli portanti le capsule con i semi si incurvano e si ritorcono alla ricerca delle fessure più accoglienti per la germinazione. Durante quasi tutto l’anno, la pianta sfoggia minuscoli e aggraziati fiorellini  a forma di tubo terminanti a labbro, dai colori screziati, violaceo pallido con l’interno giallo (vedi anche  16 marzo 2009).

Helosciadium nodiflorum

Helosciadium nodiflorum 

La delicatezza e  precisione delle forme di questi fiori ricorda quelli di alcune sue parenti più celebri, la bocca di leone, la digitale e la più modesta linaria (vedi anche 13 giugno 2008), di cui è quasi sorella, essendo fino a poco tempo fa chiamata Linaria cymbalaria.  Umile e coraggiosa, questa pianta è molto adatta a guarnire muretti che potrebbero essere colonizzati da erbe meno simpatiche.  Inoltre è specie officinale con benefici effetti curativi.  Anticamente veniva consumata in insalata e vi si ricavava un’acqua medicinale ritenuta un vero toccasana dagli erboristi settecenteschi.

Ranunculus repens

Ranunculus repens

Altre foglie luccicano sul pelo dell’acqua stagnante degli stretti fossati. Sono foglie di Ranunculus repens, ranuncolo strisciante.  Questa specie rende piena giustizia al nome del genere, in quanto ranuncolo significa ranocchio, appunto a causa dell’ambiente umido che queste piante prediligono, proprio come le raganelle. Tutti i ranuncoli sono velenosi e gli antichi  utilizzi medicinali sono stati completamente abbandonati. I fiori, brillanti e lucidissimi, hanno una bellezza selvatica, sfacciata, e soltanto alcune specie esotiche hanno guadagnato l’attenzione dei curatori di giardini. Ma il loro giallo esplosivo è inconfondibile sul bordo delle strade e negli incolti e il tessuto dei loro petali sembra ritoccato con il pennello. Peccato che la stagione acerba non ci permetta ancora di ammirarne la fioritura.

 

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