Sulla copertina del mio nuovo libro ‘cult’ “Elogio delle vagabonde (Erbe, arbusti e fiori alla conquista del mondo)” del grande e sempre controverso Gilles Clèment c’è solo un piccolo fiore, fra erbe dorate, contro il cielo limpido e sterminato. Un fiorellino da niente, stelo rossiccio e eretto, foglie grassocce, capolini gialli.
E’ proprio il senecio comune, Senecio vulgaris (8 febbraio 2009), una delle piante più tenaci e onnipresenti della nostra terra. Fiorisce dodici mesi l’anno e non ci sono ambienti che gli resistono. Il genere senecio è vastissimo e comprende specie convenzionali, come appunto S.vulgaris e specie bizzarre, come il S. rowleyanus, il senecio a collana (vedi 16 novembre 2009) che tutto farebbe pensare meno che a una margherita gialla (possiedo la pianta da diversi anni, ma confesso che, ahimè, non l’ho ancora vista fiorire).
Fra le specie importate, noto è il S.inaequidens, specie sudafricana, che si è diffusa molto velocemente nel Nord Italia e si è già conquistata una pessima reputazione, invadente, tenacissima, soppianta ogni pianta autoctona, tossica per il bestiame e chi più ne ha più ne metta. Molto affine sembra questo S.pterophorus, anche lui di origine sudafricana, entrato in Europa dalla Spagna e da Barcellona verso la riviera. Era veramente una presenza dominante sulle colline alle spalle di Imperia, ieri 8 giugno, durante una breve escursione fra Dolcedo e Sanremo. Non lo conoscevo e sarebbe facile confonderla con S.inaequidens. Ma non è lei, le foglie sono diverse, il portamento ancora più invadente, se possibile. Grazie all’insostituibile aiuto della squadra di actaplantarum, l’invasione gialla delle colline imperiesi oggi ha un nome.