Coccolo le mie ortiche, felice di vederle spuntare qua è là in giardino. Le coccolo senza toccarle, naturalmente. Ma con il desiderio che rimangano, si riproducano, ritornino. Scrivevo il 4 dicembre 2008 : L’ortica è la pianta degli orti. In aperta campagna, dove compare l’ortica c’è un segno di coltivazione, di campi addomesticati dall’uomo. Residui di pascoli e bestie, ammassi di pietre composte. Una pianta che è cibo e concime, medicina e insetticida.
Prezioso è il macerato, si mette 1 kg di piante fresche in 10 litri di acqua piovana, si lascia riposare per 5 o 6 giorni e poi si filtra. L’odore è pestifero, ma l’effetto è miracoloso.
L’ortica ha foglie sontuose e delicate, lucide e brillanti. Ma solo le donne di medicina quando la usano per frizionare muscoli doloranti si dice abbiano salve le mani. In tutti gli altri casi basta sfiorarla per sapere a che deve la sua cattiva fama. Così se la vedi la estirpi, con le mani guantate, strappandola senza pietà dalla terra. Tanto, come la sua vicina e antitetica parietaria (vedi 14 maggio 2008), lei ricrescerà, sempre.
L’ortica segue la traccia dell’uomo ed è pianta da incolti urbani, da aiuole di città.
In Liguria ci sono (almeno) tre specie di ortica: Urtica dioica, Urtica membranacea, e Urtica urens e non è affatto difficile imbattersi in una di queste diverse specie.
Ma ci sono anche piante che non sono né ortiche né orticanti, ma sono riuscite a mimetizzarsi nelle forme dell’ortica per difendersi meglio dalla voracità degli animali erbivori. Il lamio è una labiata, cioè una pianta della famiglia delle lamiacee come la salvia e il basilico, ma le sue foglie imitano così bene quelle dell’ortica da essersi meritata il nome di falsa ortica (vedi anche 14 marzo 2009).