Aspidistra

Aspidistra eliator

Aspidistra eliator
via IV Novembre 5, Genova

E’ stato grazie al romanzo di George Orwell “Keep the Aspidistra Flying” (tradotto in italiano come ‘Fiorirà l’aspidistra’) che un bel giorno mi sono cominciata a guardare intorno e mi sono accorta che davvero queste piante sono un po’ dappertutto, in città e negli androni dei palazzi, nei parchi, ma anche negli appartamenti. Una pianta modesta e terribilmente resistente, da meritarsi in inglese il nome di “Iron plant”, pianta di ferro, che in italiano è diventato ghisa o piombo e, oltre alla proverbiale resistenza, ci fa pensare al colore delle larghe foglie, quel verde così scuro e brillante che pare lucidato. Proprio per la loro eccezionale resistenza a condizioni inclementi, la bassa temperatura (resistono egregiamente fino a -15° C), la scarsa illuminazione e l’aria malsana di piccoli ambienti riscaldati con stufe a carbone, le aspidistre erano e sono assai comuni nelle gelide, buie e fumose dimore della piccola borghesia inglese, dove, come descrive Orwell, trascorrono un’esistenza languente e malaticcia dentro piccoli vasi verniciati di verde vetroso.

Aspidistra eliator

Aspidistra elatior
Orto botanico di Padova

Ma certamente l’Aspidistra merita molta più considerazione. Il genere, della famiglia delle Asparagaceae, è assai complesso dal punto di vista morfologico, con una ricchezza di forme e di specie molto interessante per i collezionisti.
La specie più comune, quella per cui è così famosa, è Aspidistra eliator, una pianta rizomatosa con grandi foglie radicali persistenti che nascono su lunghi piccioli direttamente dal terreno e che si può facilmente moltiplicare per divisione dei cespi in primavera. Originaria delle foreste sud est asiatico, in alcune regioni italiane è addirittura naturalizzata come alloctona casuale. La sua diffusione nelle case borghesi un po’ all’antica le ha meritato la fama di pianta noiosa e fuori moda. Ma ciò che la rende splendida è il fatto che sopravvive nelle più ingrate condizioni, proprio in quegli ambienti dove non potrebbe crescere nient’altro. Sempre conserva il suo aspetto presentabile e rispettabile, e talvolta, seppur raramente, alla base sbocciano piccoli fiori rosa e crema, quasi nascosti dall’ampio fogliame.
Ho incontrato la pianta della fotografia in alto presso l’ingresso del Museo dei Cappuccini (via IV Novembre,5) in pieno centro di Genova, placida e rigogliosa nel suo vaso abbandonato in mezzo al selciato. Più sorprendente il viale di Aspidistre che mi ha accolto in un vialetto laterale del magnifico orto botanico di Padova, spesse e ondeggianti come il flusso oscuro di un torrente che scorre sui bordi del cammino.