Passeggiando per Lucca

Mura di Lucca

Mura di Lucca
(Ornithogalum unbellatum)

Ornithogalum umbellatum

Ornithogalum umbellatum
Bellis perennis

In altri tempi e altre primavere, questa sarebbe stata la stagione per una piacevole visita alla città di Lucca e alle sue mura, in occasione dell’usuale mostra mercato di piante e fiori. Qualche anno fa passeggiavamo sui bastioni, sotto tigli e bagolari ancora spogli, stupiti di contemplare la semplice bellezza dei fiori di campo che sbocciano sul pendio erboso. Tanto comuni e modeste quanto ammirevoli sono le pratoline, Bellis perennis, che in nessun luogo e da nessuna parte si fanno mai desiderare. Accanto, a cespi generosi, sbocciano gruppi compatti di piccoli gigli bianchi, dal curioso nome di latte di gallina (proprio così) o meglio Ornithogalum umbellatum.

Proprio gigli non sono, essendo la famiglia quella delle Asparagaceae, che comprende anche monocotiledoni commestibili, e non sono certo fioriture rare, anche se la stagione e l’habitat è più ristretto di quello delle pratoline.
Passeggiando per Lucca, in una mattina di aprile, gli incontri botanici sono tanti e diversi, ma è ancora un’altra asparagacea a incrociare la mia strada, Muscari neglectum (o forse botroydes).
Il suo vistoso ciuffo di corolle azzurre, dalla singolare forma a cilindretto ovale segnava, secondo la tradizione, e ovviamente insieme a molti altri fiori, l’inizio della primavera. Qui sbocciava slanciata, circondata dai verdi trifogli di Medicago lupolina.

Muscari neglectum

Muscari neglectum


Anche il Muscari è un genere commestibile. Il più celebre è il Muscari comosum, spesso riferito come Leopoldia comosa, che tuttavia sembra essere sinonimo, e più conosciuto come lampascione o cipollaccio, uno dei più antichi bulbi ad essere consumati fin dall’antichità. Certamente anche questa falsa cipolla, negletta o ignorata per antonomasia, può essere mangiata (previa cottura, talvolta si legge), certamente non quando è in fiore, certamente non estirpandola da un’aiuola urbana.

 

 

 

Un garofano, per caso

garofano selvatico <em>Dianthus longicaulis</em>

Garofano selvatico
Dianthus longicaulis

Un garofanino nato per caso in un’aiuola semispoglia, lungo il viale che fiancheggia le mura di Lucca, mi attrae con il suo colore sgargiante, nonostante la piccola corolla. L’aiuola è pulita, ma grezza,  che ci fa quel fiorellino?  Mi fermo a fotografarlo, non è un luogo di passeggio, pochi pedoni sono fermi presso una fermata dell’autobus, le automobili sfrecciano a destra e sinistra.
Quando ero bambina, li chiamavamo garofanini dell’Ascensione, e c’era anche una storia da catechismo che narrava di come fossero spuntati sull’ultima zolla di terra calpestata dai piedi di Gesù prima di alzarsi al cielo. Poi qualcuno mi disse che si chiamavano garofani dei certosini, Dianthus cartusianorum, il loro nome corretto. Ma non è questo, non ne sono sicura; i caratteri distintivi delle varie specie mi sfuggono e potrei sbagliare. Dianthus è dianthus, il fiore di Zeus cioè di Dio, fiore nobilissimo e singolare. Questo trovatello di città potrebbe essere Dianthus longicaulis che ha fiori solitari, o al più in coppia, e un lungo calice.
I garofani propriamente detti (Dianthus caryophyllus), quelli che si trovano dai fiorai, sono piante ammansite, eleganti, ma vagamente tristi. Però si possono fare facilmente rivivere realizzando talee dai germogli che spuntano alle ascelle fogliari, e farli crescere rigogliosi e ricadenti in tutte le loro tonalità e sfumature. I garofani selvatici, invece, sono minuti e sfrontati. Che coraggio lasciarsi crescere su un’aiuola spartitraffico!

Palazzina Liberty Poco sopra al garofanino, sulla facciata di una palazzina liberty scorgo delicate pitture di uccelli, in alto volo. Mi ricordano l’oca di Selma Lagerlöf, sulla cui groppa  Nils Holgersson sorvolò tutta la Svezia, o i romantici cigni selvatici della fiaba di Andersen, o  le indomabili anatre di Francesco Guccini, di cui soltanto una su cinque, forse, raggiunge l’agognato Sud. L’aspetto è delizioso, ma entrambe, la graziosa palazzina e il piccolo garofano, stridono un poco con il traffico intenso, asfissiante e rumoroso, che questa città, anche la leggiadra ed amabile Lucca, deve sopportare.