A proposito di papaveri

Papaveri

Papaver dubium

Scartabello fra vecchi quaderni (alcuni non li ho mai gettati via) alla ricerca di qualche pensiero antico e trovo questa piccola poesia intitolata ‘Papavero’, scritta nel giugno 1972, quando cioè avevo, ebbene sì, 16 anni

Costruito con petali sottili
che la bufera strapazza,
per il sole di un campo di grano
a greggi fiorisce, per poco.
E come me, fiore senza profumo,
dal cuore verde di foglia,
troppo rosso ardente
troppo fragile.

I papaveri davvero hanno sempre esercitato un fascino particolare su di me. Già ne parlai nel mio vecchio blog il 24 maggio 2008, ingannandomi però sulla specie che credo non sia quella più conosciuta di Papaver rhoeas (rosolaccio), ma piuttosto il papavero più selvatico, anche se altrettanto comune, chiamato papavero a clava, Papaver dubium. Oggi incontro ancora gli stessi papaveri lungo le crose che guidano le mie passeggiate nei giorni di semifesta, sono papaveri pallidi, perchè il loro colore non è il rosso acceso, ma il rosso aranciato, ormai quasi sfioriti, ma eretti spingono alte le loro capsule di semi, presto maturi. Un ciuffo ribelle nel mezzo alla stradina, via Casale, una mulattiera quasi parallela a via alla Chiesa di San Giorgio di Bavari.

Ancora papaveri in Non solo città, accanto al rosso, c’è anche il rosa carico del Papaver somniferus, proprio quello dell’oppio.

Non solo città

ferula communis

Ferula communis

Finocchiaccio e papaveri
Superstrada SS1 Aurelia, nei pressi di San Vincenzo (Livorno)

Pianta imponente e vagamente inquietante, il finocchiaccio o meglio la ferula è molto diffusa nei campi dalla Toscana, fin giù al sud, mentre è molto più rara in Liguria, dove prospera il vero finocchio (foeniculus vulgaris), che ha foglie filiformi un po’ simili, ma aspetto decisamente più aggraziato.
La ferula è una pianta velenosa, anche e soprattutto per gli animali erbivori, che normalmente la evitano, a meno che non sia loro offerta da incauti allevatori mischiata allo sfalcio.
In questa stagione, la fioritura giallo intenso della ferula accompagna il bordo della strada statale 1 Aurelia da Livorno fino a Roma, mischiandosi al rosso scarlatto del rosolaccio, papaver rhoeas e al rosa intenso e violaceo del papavero da oppio, papaver somniferus. Tutti i colori della primavera.

Malva e le altre

Malva sylvestris

Malva sylvestris & Urospermum dalechampii

Roma Grande Raccordo Anulare – Area di servizio Pisana interna
Decisamente invadente e coraggiosa, la malva, detta silvestre, è diventata cittadina a tutti gli effetti. Impossibile non notare la sua vivace sfumatura di omonimo colore. Ma i graziosi petali non sono omogenei, bensì disegnati, solcati da nervature più scure, una sottile decorazione degna di un’opera d’arte. Fra un tombino del gas e un cassonetto della spazzatura.
Qui si accompagna a una margherita gialla un po’ più ricercata dell’umile ed onnipresente grespino (Sonchus sp, 19 febbraio 2009 e 2 novembre 2010), e persino del generoso tarassaco (Taraxacum officinale, 17 marzo 2009 e 2 aprile 2011). Un giallo più delicato quello del boccione maggiore (Urospermum o Tragopogon dalechampii), con screziature brunastre all’esterno delle ligule, un fiore riconoscibile nel vasto universo delle margherite gialle soprattutto per i boccioli di tipica forma ovoidale.

Lobularia marittima

lobularia maritima
Non lontano dalla lanterna, cioè dal mare, su rocce da troppo tempo contaminate dai commerci umani, spazzatura, catrame, olii e fumi, queste piccole brassicaceae crescono a frotte, come sulla spiaggia più incontaminata. Fra nuovi getti di ailanto (25 agosto 2008), protesi verso il cielo, e qualche non meglio identificato grespino, o radicchietto o costolina a capolino giallo, nel marzo ventoso escono dappertutto, quasi a dire che dello sfregio del mondo la primavera spavalda se ne frega.

Mahonia

Mahonia aquifolium

Mahonia aquifolium

La pianta è esotica, ovvero americana (vedi 5 gennaio 2009), e certamente messa a dimora, in queste aiuole impolverate di piazza Corvetto, a ridosso del posteggio dei taxi, a pochi metri dallo storico bar Mangini. Le sue foglie coriacee, taglienti come quelle dell’agrifoglio (da cui il nome specifico aquifolium) non sono particolarmente attraenti, verde cupo o rossicce, macchiate di catrame. Ma come non fermarsi almeno un momento ad ammirare i suoi brillanti fiori gialli, che sbocciano all’improvviso, testardi e robusti, alla faccia della polvere e dello smog. Sulla stessa aiuola prosperano le erbacce più sbarazzine, fumaria (9 maggio 2008) e tarassaco (17 marzo 2009), anche loro spavaldamente in fiore

Veronica

veronica cymbalaria
Fra le erbette più sfacciate e precoci, le inarrestabili erbacce vagabonde, timide e discrete, ma inesorabili, capaci di crescere su un nulla di terra di una vaso abbandonato o nel bordo insignificante di un aiuola, ma sempre e dappertutto, e non appena il giorno concede un accenno di primavera, macchè di fine inverno come questo, ancora senza grande convinzione, fra quest’erbe, dicevo, un posto in prima fila spetta alle piccole veroniche, bianche come roselline o blu come gli occhi della Madonna. Questa Veronica cymbalaria (26 febbraio), cosidetta perchè assomiglierebbe alla Cymbalaria muralis, anche se con le moderne classificazioni non è nemmeno sua parente, cresceva proprio in un vaso abbandonato per strada, naturalmente in buona compagnia di graminacee e parietaria. Come non commuoversi di fronte alla sua spavalda fioritura?