Dopo aver girovagato per il mondo, dal cipripedio russo all’acero americano, torno sulla strada di casa con quest’asteracea dalla forma singolare. Il fiore assomiglia all’incensaria (Pulicaria disenterica, vecchio blog 21 settembre 2009), ma è circondato da una corona di brattee appuntite, di cui le più lunghe hanno apici acuti e talvolta spinosi. Così, dietro al capolino del fiore, c’è una vera e proprio stella di foglie, da cui il nome comune. L’origine del nome scientifico, Pallenis, ma si può chiamare anche Asteriscus spinosum, è abbastanza arcana, greca evidentemente, forse dalla città di Pallene, forse dalla ninfa che aveva lo stesso nome.
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Lassana
Forse un giorno imparerò a riconoscerle tutte, o quasi tutte. Queste pianticelle della famiglia delle composite, oggi chiamata asteraceae, che sfoggiano fiori gialli come il sole e modesti come la poca terra in cui sistemano le radici. Capolini lucenti, più o meno fitti, singoli o su steli ramificati, o ancora in infiorescenze a corimbo. La pianta di oggi si chiama lapsana e in italiano ha molti nomi comuni. Per evitare confusioni con altre della stessa razza, la chiamerò lassana, e il nome è solo suo. Altrove potrà essere chiamata cavoletto selvatico, grespignolo, erba delle mammelle. Altri nomi ancora, che non la identificano perchè molte altre piante vengono volgarmente soprannominate così. Destino comune per le erbette commestibili, utilizzate nelle misticanze, nelle torte di verdura, nelle minestre antiche. Amarognola, ma salutare, emolliente e depurativa, da cui il nome lassana, soprattutto per le turgide mammelle delle puerpere, da cui il nome erba delle mammelle.
I fiori dei capolini sono tutti ligulati, cioè provvisti di una specie di lungo petalo (come sono i fiori più esterni delle margherite). Le foglie più basse del fusto hanno forma lirata, con un largo lobo terminale. Caratteristica che aiuta un poco a riconoscerla nell’universo affollato delle piccole margherite gialle.