Alisso

alyssum saxatile
E’ fiorito anche l’alisso, qualche timido capolino giallo sui cuscinetti di foglie grigio verdi che già tappezzano l’aiuola. Non hanno paura di nulla e splendono nell’aria un poco più calda di una giornata di timido sole.
La terra è ancora bagnata, a tratti fradicia, ma le cipolline ‘vive’ sono finalmente sistemate al loro posto.
E’ una corsa contro il tempo, perchè domani si prevede altra pioggia.

Di alisso si parla anche il 28 ottobre 2008 .

Iberide perenne

iberis sempervirens
Fra le prime, temerarie fioriture, in questa domenica d’inverno che si crede un po’ primavera, spiccano le prime tondeggianti rosette di fiori timidamente schiusi fra le nuove foglie dell’iberide sempreverde. Che spettacolo saranno fra qualche mese i cespugli ricoperti di ciuffi bianchi, come centrini. Infiorescenze rotondeggianti composte di fiorellini di quattro petali, come la mattiola di ieri, come tutte le altre crucifere, questa volta però curiosamente asimmetrici. I due petali più lunghi sono un segno di riconoscimento dell’iberide, la sempreverde come tutte le sue sorelle (vedi per esempio Iberis umbellata del 5 giugno 2008).
Oggi alla fiera di Sant’Agata, la più grande fiera di Genova, ricca soprattutto per l’offerta di frutticultura e giardinaggio, le iberidi sempreverdi, strette nei loro vasetti di plastica, erano già tutte in fiore. Andavano a ruba per la loro grazia e generosa semplicità. Non forzate come nei vivai, certo aspetteremo ancora molte settimane per vederle così fiorite in giardino. Ma non deluderanno neppure quest’anno. Quando leggo che l’iberide sempreverde è una pianta trattata dai giardinieri come ‘annuale’ penso che sia un vero spreco. La pianta sopravvive benissimo all’inverno, si propaga con facilità non invadente, può essere trapiantata senza traumi e non ha bisogno di cure particolari. E’ una pianta perenne, solida, modesta, e bella.

Qui sotto un’immagine dell’iberide in piena fioritura (fine marzo)

Iberide

Iberi sempervirens

Violacciocca

matthiola incana
Le prime fioriture, così precoci e inaspettate, ma puntuali, arrivano nel giardino. Ho seminato questa violaciocca soltanto l’anno scorso ed è proprio la pianta di cui parlavo il 5 giugno 2009 e da cui ho preso qualche seme. Davvero non mi aspettavo che diventasse in poco tempo una pianta vasta e rigogliosa. Le violaciocche sono piante rinomate per i loro fiori eleganti e selvatici, precoci e sgargianti. Le varietà da vivaio hanno spesso fiori doppi, ma le piante native presentato soltanto corolle a quattro petali, come si conviene a una pianta della famiglia delle crucifere (brassicacee). Per adesso la mia pianta è un ampio cespuglio con moltissime foglie, di un aggraziato verde cinerino, lineari e vellutate. Ma solo foglie. Attendo, speranzosa, una fioritura abbondante, di cui questo timido e disordinato mazzetto dovrebbe essere l’avanguardia.
Sulle foglie pascolano greggi di cimici rossonere, pyrrhocoris apterus, abbastanza innocue. Almeno spero.
pyrrhocoris apterus

Crescione radicina

rorippa sylvestris

Che spettacolo i prati di giugno. Purtroppo questo mese esuberante e variopinto volge già al termine. Mi tengo stretta le immagini che ho messo insieme in questo e nei giugni passati, i colori ineguagliabili e la moltitudine di fioriture, impossibile fermarle e riconoscerle tutte.
Con il nome di crescione si identificano molte piante, tutte della famiglia delle brassicaceae, ma abbastanza differenziate fra di loroo.  Il crescione che coltivavo in giardino (Lepidium sativum , vecchio blog 3 giugno 2008) era un po’ diverso dalla Rorippa che mi pare di avere riconosciuto in questa fotografia. Anche di Rorippa ne esiste un discreto numero, forse il più famoso è il crescione d’acqua, conosciuto come  Nasturtium officinalis (sinonimo di Rorippa officinale),  pianta acquatica commestibile molto usata nell’alimentazione macrobiotica. La pianta della fotografia, il nome completo è crescione radicina e sforna grappoli di fiorellini gialli, non è propriamente commestibile, anche se non velenosa. Invece può diventare una vorace infestante di campi ed orti, anche se per fortuna io non l’ho mai conosciuta in questa veste. Non mi dilungo sulla nomenclatura, spero solo di aver azzeccato la specie. Il massimo della conoscenza è il dubbio (l’autore di questa frase è per me, in questo momento, ignoto).
Fotografata a Pratorondanino, m 700 slm, giugno 2010

Rafano

Rafano

Rafano
Armoracia rusticana

 

Horseradish (in inglese), merredich (in tedesco), raifort (in francese, significa radice forte), cren (dal russo), barbaforte, rafano. Tanti nomi per la stessa pianta, Armoracia rusticana, originaria dei paesi dell’Est. Una crucifera alta e robusta, dalle portentose radici. E’ il terzo anno che sta nel mio giardino.  Dopo un po’ di quiescenza, ha cominciato a metter su foglie enormi e poi piccoli fiori. Quest’anno ha cominciato con i fiori, e ne ha una profusione, su steli lunghi con foglie sottili. Le foglie grandi stanno alla base e hanno quella cert’aria di famiglia … di cavolo.

In autunno bisognerebbe estrarre le radici, un pezzetto, grattuggiarle e preparare la celebre salsa piccante, dal sapore così esclusivo. Credo proprio che sia venuto il momento.