Boronia, l’australiana

Boronia crenulat

Boronia crenulata

“Mi chiamo Boronia crenulata. Tienimi sempre bene esposta alla luce del sole. Non tollero bene il freddo, quindi in inverno dovrai mettermi al riparo. Non ho bisogno di troppe innaffiature. Durante gli inverni piovosi dovranno essere sospese del tutto. Il mio substrato ideale deve essere ben drenato. Fiorisco da Gennaio a Marzo.”
Ho comprato questa piantina la primavera scorsa e queste erano le indicazioni che l’accompagnavano. Sono un po’ perplessa, mi sembra proprio che ci sia qualche cosa che non torna.

La Boronia crenulata è una pianta che viene dall’Australia, è aggraziata e docile, cosparsa di minuscoli fiorellini rosa.  Ma che vuol dire quindi ‘fiorisco da Gennaio a Marzo’? Nell’emisfero boreale o in quello australe? E che significa che durante gli inverni piovosi non deve essere annaffiata? Ma non doveva stare al riparo d’inverno? Dalle informazioni mi aspettavo che la mia pianticella  avrebbe velocemente perduto gli scarsi fiorellini che aveva all’acquisto e che mi avrebbe fatto tribolare per passare l’inverno e poi, forse, rifiorire all’inizio della primavera. Niente di tutto ciò, anzi tutto il contrario. Va bene che i nostri inverni non sono mai troppo rigidi, e il peggio potrebbe ancora venire. Ma la piccola boronia si è difesa egregiamente sia dal caldo torrido che dalla neve e da quando l’ho messa a dimora, in una vasca ricavata da una vecchia fontana, non ha mai smesso di fiorire. E’ in posizione soleggiata, certo, e la sua terra è ben drenata.  Ma sole e drenaggio non si negano mai a nessuno. Non so se sono stata particolarmente fortunata, e quanto durerà, ma sono già molto affezionata a questo cespuglietto a cui auguro lunga vita.

Una pianta che patisce il gelo, ma fiorisce d’inverno mi ricorda il rosmarino. Quindi l’ho soprannominata ‘rosmarino australiano’. Anche se non ho nessuna intenzione di usarla per gli arrosti,  ho scoperto che una sua parente stretta la Boronia ledifolia è una pianta calmante, indicata per lenire lo stress e anche che l’olio di boronia è utilizato in erboristeria, profumeria e nell’industria alimentare. Quindi non è velenosa.

Il suo nome deriva da quello di Francesco Borone, un italiano, appassionato di botanica e morto a solo 25 anni nel 1794. Il suo maestro e protettore, il botanico inglese Edward James Smith ha voluto così onorarne la memoria, dedicandogli il nome di un genere di piante che, a dire il vero, il giovane Francesco molto probabilmente non aveva mai visto. La boronia è molto comune in Australia, con quasi 150 specie endemiche, e anche molto coltivata. Boronia si chiama anche un sobborgo di Melbourne, dove si trovavano numerosi vivai. E così lo sfortunato giovane si è trovato a prestare il suo nome anche a un quartiere della capitale australiana.

Fiori di limone

citrus x limon
Tutti i fiori degli agrumi (genere citrus) sono incredibilmente dolci, per la vista quasi stucchevoli. Ancora più dolci i fiori dell’ibrido più ricercato, il limone, anche per il contrasto con la proverbiale asprezza del frutto.
I fiori degli agrumi hanno per me un aspetto quasi irreale, forse perchè, anche se li conosco bene da sempre, non fanno parte del mio ambiente naturale, non sono i fiori dell ‘mia’ campagna. Dalle mie parti gli agrumi soffrono troppo il gelo dell’inverno e anche se sopravvivono non sono felici. Qui, nella campagna di Oristano, fra la fine di marzo e l’inizio di aprile, il limone offriva nuovi fiori e frutti pronti sullo stesso ramo.

Arancio trifogliato

poncirus trigfogliata
Ecco un arancio molto particolare. E’ l’unico agrume che perde le foglie d’inverno e ciò lo rende più resistente al freddo, tanto che si può trovare anche nelle regioni settentrionali dell’Europa. In effetti tollera temperature finoa a -15°. Le foglie sono composte di tre foglioline, di cui quella apicale è più grande. I frutti sono agrumi verde gialli dalla buccia pelosa, vellutata al tatto, e dal gusto molto acido. Si tratta di un albero esclusivamente ornamentale, ma assai gradevole, anche se, come vari altri agrumi, ha rami provvisti di lunghe spine. Per tutte queste sue caratteristiche, più che arancio trifogliato, mi verrebbe da chiamarlo limone peloso, e questo credo che rimarrà il suo nome italiano, almeno per me.
L’ho incontrato in vari giardini botanici. A Lucca il 4 settembre i frutti erano ancora verdissimi; a Genova il 20 settembre ho scattato questa foto ai frutti ormai quasi tutti gialli.

Kumquat, mandarino cinese

fortunella margarita
Questo piccolo agrume ornamentale ha avuto molto successo nei giardini perché di poche pretese e assai resistente al freddo. Per queste sue proprietà sto pensando di metterne una pianta nel mio giardino, per rimpiazzare gli aranci tristemente uccisi dal gelo di quest’inverno (vedere nel vecchio blog, 23 dicembre 2009, l’ultima, ahimè, immagine di uno dei miei aranci sotto la neve). Pianta e frutto ornamentale, oltre che commestibile, i frutti del kumquat si mangiano interi, buccia compresa e sono asprigni, ma gradevoli, e assai decorativi specie per le tavole natalizie. Dovrebbero maturare in inverno, ma questo piante che ho incontrato nelle vicinanze della stazione ferroviaria e scogliera di Sori (Genova) sono già cariche di frutti che si dividono lo spazio sui rami con i candidi fiori stellati. Esistono due specie di kumquat, quello a frutti ovali, più diffuso, Fortunella margarita e quello a frutti tondi, Fortunella japonica, a dire il vero non saprei a che specie attribuire questi alberi, i frutti mi paiono abbastanza oblunghi, probabilmente F.margarita.