La neve di domenica scorsa è durata poco e il tempo oggi sembra decisamente puntare verso la primavera. Ma è ancora troppo presto, meglio non farsi illusioni. Quest’anno poi, stando al calendario lunare la primavera dovrebbe essere tardiva essendo la luna di marzo ancora dentro l’inverno e la prima luna di primavera verso la fine di aprile.
Così aspetto ancora un poco a celebrare il sole e ancora indugio a contemplare l’inverno, nel paesaggio innevato di domenica scorsa, con il primo piano un orniello, ancora adorno dei grappoli delle sue samare ormai secche, e pesante di neve sui rami spogli.
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Notte d’inverno
i rami degli alberi sono nudi, la foresta trema invasa dalla rigida luna,
dove vi celate ora? Mizuho Ota
(Giappone, 1876 – 1955)
Castagni sotto la neve
Puntuale ritorna la neve di gennaio. Quest’anno proprio a tempo con i famosi “giorni della merla”, gli ultimi tre giorni di gennaio, i tre giorni più freddi dell’anno. La leggenda è nota, ma mi piace ricordarla perchè l’ho imparata dalla mia maestra di scuola elementare, che si chiamava Eleonora Guerriero. Molto tempo fa, racconta la storia, i merli erano uccelli candidi come le colombe. Ma durante un inverno particolarmente rigido, il 29 di gennaio, una mamma merla con i suoi uccellini si rifugiò per riscaldarsi dentro la cappa di un camino. Vi rimase tre giorni, fino all’ultimo giorno di gennaio, e quando uscì era nera di fuliggine. E neri i merli rimasero per tutti gli anni a venire.
Mazzetto di maggio
Assopiti, ma vigili, gli alberi da frutto si preparano per il risveglio. Anche a gennaio crescono i mazzetti di maggio.
Le gemme si riconoscono dalla forma. Nelle drupacee, come il ciliegio dolce o Prunus avium (ovvero ciliegio degli uccelli), si riconoscono tipici rami a gemma detti dardi. Il dardo può avere una gemma apicale vegetativa e numerose gemme di contorno di carattere fiorifero; in questo caso, come nella foto, prende il nome di mazzetto di maggio.
Torrente Prino
Senza colore, l’inverno, senza fiori nè foglie, sul torrente Prino
(Dolcedo, entroterra di Imperia)
Gli alberi quando si spogliano: tamerice
Quest’albero si trova lungo la strada di casa, o meglio lungo via alla Chiesa di San Giorgio di Bavari, che si inerpica oltre il quartiere di Borgoratti, dopo l’ansa delle Nasche sul rio Sturla, su per la collina verso Bavari appunto.
L’ho visto quando era fiorito, ammantato di piccoli fiori bianco rosati raccolti in spighe compatte, perciò so che questo albero frondoso e nudo è una tamerice (Tamarix sp).
Sono belli gli alberi spogli, i rami come ossa, svestiti degli orpelli ingombranti delle foglie, limpidi e netti contro l’aria dell’inverno.
Il portamento arboreo e non arbustivo mi ha fatto supporre che sia T.ramosissima, più correttamente chiamata Tamarix africana; ma Tamarix gallica, la più comune, è molto simile.
Le foglie delle tamerici, alberi di lagune salmastre e foci sabbiose, sono piccole e squamose e formano chiome grigiastre e diafane. E’ maggio, quando le filiformi foglie si ricoprono di un ricamo rosato, fiori che sono solo punteggiature rade, piccole spighe sospese nella trama. Incontrati ad agosto, quasi figli tardivi di madri anziane. Spiccano questi fiori sulla scogliera riarsa dal sale e dal sole, poco lontano dai fiori secchi di cineraria e dalle ombrelle giallo verdi degli indomiti finocchi marini. Spiccano sulla scogliera contaminata, perché in mezzo alle fronde sottili a tratti si intravedono strappi di carta, e plastica e sbaffi di catrame. Mi chiedo se siano proprio le stesse tamerici, cantate come umili da Virgilio (arbusta iuvant humilesque myricae ovvero “sono grati gli arbusti e le umili tamerici”) e riprese da Giovanni Pascoli per titolo di una sua raccolta, appunto, Myricae.”
(ripreso da 4 agosto 2009)
Pini
Data la stagione maligna, scelgo per oggi due campioni sempreverdi, che si difendono con coraggio dalle intemperie (sempre più sferzanti).
Fra i più grandi pini mediterranei, il pino da pinoli e il pino di Aleppo, sono per certi versi simili, eppure molto diversi. Il pino da pinoli è di gran lunga il più comune e per questo chiamato anche pino domestico e ha una caratteristica forma ad ombrello. Il pino d’Aleppo è più raro e di colore più tenue.
Assai bene si distinguono questi due parenti stretti osservando la corteccia. Quella del pino domestico ha larghe scaglie rossicce, più piccole e grige le scaglie di quella del pino d’Aleppo.
Callistemon viminalis
Senza fiori si fa notare assai poco. Anche se incuriosisce la disposizione delle bacche, che hanno la forma di specie di pannocchie o pigne e corrono lungo i rami. E’ una robusta pianta australiana molto simile al Callistemon citrinus che ho mostrato il 29 settembre 2008. La differenza fra le due specie mi pare minima, e riguarda forse la forma delle foglie e la posizione dei fiori. Nel C.citrinus, in inglese “crimson bottlebrush” cioè scovolino color cremisi, si trovano all’apice dei rami, mentre nel C.viminalis, “weeping bottlebrush” cioè scovolino piangente, i fiori sono lungo i rami, misti alle lunghe foglie. Quando i piumini fioriti sono ormai spenti e dispersi, rimangono le snelle chiome ricadenti e le vaste infruttescenze, via via sempre più secche.
Si trova anche questo ai parchi di Nervi (Genova), vicino all’entrata del roseto dalla parte della passeggiata a mare.
Nebbia
Einsam ist jeder Busch und Stein,
Kein Baum sieht den andern,
Jeder ist allein.
Voll von Freunden war mir die Welt,
Als noch mein Leben licht war;
Nun, da der Nebel fällt,
Ist keiner mehr sichtbar.
Wahrlich, keiner ist weise,
Der nicht das Dunkel kennt,
Das unenntrinnbar und leise
Von allen ihn trennt.
Seltsam, im Nebel zu wandern!
Leben ist Einsamsein.
Kein Mensch kennt den andern,
Jeder ist allein.
E’ strano nella nebbia il cammino! // Ogni arbusto ogni sasso è isolato, // L’albero non conosce il vicino, // Dagli altri è separato.
Piena di amici era la mia vita, // Quando splendeva la luce del giorno; // Ora, la nebbia è infinita, // Ed io non vedo più nessuno intorno.
Non è saggio, veramente, // Chi l’oscurità ignora, // Che scende inesorabilmente // E tutto intorno scolora.
E’ strano nella nebbia il cammino! // Ogni vita è isolata. // L’uomo non conosce il vicino, // Dagli altri è separato.
Bosco
I legni sono secchi, le foglie restituite.
La brina è sulle siepi, fumano le fontane.
Chiamano i cacciatori nella nebbia il traghetto.
Nello spazio dove non esisto rema il barcaiolo.
Buon Natale e buon anno nuovo
il blog dà appuntamento a dopo le feste