Borracina azzurra

sedum caeruleum
Ancora la Sardegna, la Giara di Gesturi nell’aprile 2010.
Sulle rocce ricamate dai licheni, spiccano macchie rosso fuoco di foglie grassocce. E’ una pianta grassa, una delle crassulaceae più comuni, Sedum ovvero borracina. E perchè si chiama azzurra ce lo spiegherebbero i fiori, che ancora non sono arrivati, che sono proprio celeste pallido. Anche il Sedum album, diffuso nelle Alpi, ha foglie dello stesso rosso e fiori candidi.
I fiori delle borracine sono piccole stelle, dal colore pallido e delicato, non solo bianchi o azzurri, ma anche grigio cinere (Sedum dasyphillum, 4 maggio 2010) o più semplicemente gialli (Sedum rupestre, 2 dicembre 2008).

Euforbia cespugliosa

Euphorbia characias
Fra le numerose specie di euforbie che si incontrano negli ambienti mediterranei, nelle sabbie e negli incolti litoranei, ai margini umidi dei corsi d’acqua o nei campi e nelle pietraie, quest’euforbia cespugliosa è una delle più maestose e appariscenti, soprattutto durante la fioritura. Gli steli alti e robusti formano grossi cespugli rotondeggianti sormontati da fitte ombrelle che reggono i ciazi, strutture a forma di coppa che sono le infiorescenze tipiche delle euforbie. I ciazi contengono le ghiandole nettarifere, parecchi fiori maschili e un solo fiore femminile, con ovario sporgente. In questa pianta le ghiandole nettarifere sono di colore rosso bruno. Un pianta nobile e interessante, tanto da essere utilizzata persino come ornamentale e addirittura come fiore da taglio. Se si ha l’accortezza di immergere lo stelo appena reciso in acqua prima bollente e poi fredda per arrestare la fuoriuscita del lattice che tutte le euforbie secernono in abbondanza. Il lattice, denso e appicicoso, ma anche orticante e tossico, è proprio uno dei caratteri distintivi delle euforbie e utile per il loro riconoscimento in caso di dubbio.
Quest’euforbia cresceva in vasti cespugli alla Giara di Gesturi (Medio Campidano VS), aprile 2010.

Elenco di alcune euforbie menzionate in questo blog
Euphorbia flavicoma, 11 maggio 2008
Euphorbia helioscopia, 6 marzo 2010
Euphorbia amygdaloides 2 luglio 2010,
ma anche 10 marzo 2010
Euphorbia spinosa

Fiordaliso delle spiagge

Centaurea sphaerocephala
Un bell’incontro davvero questa centaurea marina, fiordaliso spinoso che sgorga dalla sabbia con capolini solitari, contornati da un ampio ciuffo di brattee spinose. Centaurea è uno dei generi più numerosi della famiglia delle asteraceae (una volta chiamate composite) e deve il suo nome alla figura mitologica del centauro Chirone, medico sapiente, che fu addirittura maestro di Esculapio.
centaurea sphaerocephala

In Liguria questa specie non è presente. L’ho fotografata l’anno scorso sulla spiaggia di Cagliari (Poetto), in una limpidissima e ventosa mattina di aprile. Ma oggi l’ho ritrovata e ho scoperto come si chiama.

Alcune centauree menzionate nel blog
Centaurea triumfetti, 11 agosto 2008
Centaurea nigra, 22 giugno 2009
Centaurea jacea, 15 agosto 2010.

Fiori di limone

citrus x limon
Tutti i fiori degli agrumi (genere citrus) sono incredibilmente dolci, per la vista quasi stucchevoli. Ancora più dolci i fiori dell’ibrido più ricercato, il limone, anche per il contrasto con la proverbiale asprezza del frutto.
I fiori degli agrumi hanno per me un aspetto quasi irreale, forse perchè, anche se li conosco bene da sempre, non fanno parte del mio ambiente naturale, non sono i fiori dell ‘mia’ campagna. Dalle mie parti gli agrumi soffrono troppo il gelo dell’inverno e anche se sopravvivono non sono felici. Qui, nella campagna di Oristano, fra la fine di marzo e l’inizio di aprile, il limone offriva nuovi fiori e frutti pronti sullo stesso ramo.

Calcatreppola cornuta

eryngium corniculatum
Un altro ricordo della Sardegna e dalla favolosa Giara di Gesturi (o Giara di Tuili, provincia Medio Campidano). Si tratta di una pianta davvero particolare che cresce nei laghetti, stagni stagionali che si formano nelle depressioni e che gli esperti chiamano ‘pauli’. Nella stagione umida, come l’inizio della primavera, è quasi completamente sommersa e spunta dall’acqua soltanto con una fogliolina a forma di cucchiaio, che qui si specchia sulla superficie immobile e trasparente. Quando i laghetti si prosciugano, appare nella sua forma completa, con brattee spinose e piccole infiorescenze dalla cui parte centrale fuoriesce una lunga spina. Ma in questa versione io non l’ho mai vista. E’ un raro endemismo presente, oltre che sulla Giara in questione anche nella zona di Tempio Pausania, e stranamente anche in Spagna, dove sarebbe piuttosto diffusa.
I fiori bianchi che brillano sulla superficie del laghetto sono ranuncoli acquatici (Ranunculus aquatilis).
Come le altre calcatreppole (Eryngium sp), anche questa straordinaria creatura appartiene alla famiglia delle ombrellifere (apiaceae per gli specialisti, da Apium, sedano), ovvero alla stessa famiglia di sedano, carote, prezzemolo e finocchio.

Ranuncolo bulboso

ranunculus bulbosus
Sempre sui toni del giallo, i boschi si riempiono di ranuncoli dal portamento slanciato e i petali lucidissimi.  Si tratta di piante molto comuni, presenti ovunque e fioriti per la maggior parte della bella stagione, tanto banali che difficilmente ci si ferma a guardarli. Eppure senza i ranuncoli il bosco e il prato perderebbero un po’ della loro luce. Fra i tipi più diffusi, il bulboso è una pianta perenne che cresce da una caratterisitca radice a bulbo, e poichè ce ne sono proprio tanti si può perfino per una volta tirarla fuori questa radice, tanto per sincerarsi di non aver sbagliato determinazione.
ranunculus bulbosus

Giallo

forsythia spa - tarassacum officinalis
Assuefatti, nostro malgrado, al grigio opaco e immobile dell’inverno, facciamo fatica ad accettare l’esplosione entusiasta di colori della primavera. Il giallo è uno dei più intensi e inaspettati. Ci si mette anche la forsizia (24 marzo 2009), ormai diventata protagonista di tutti i giardini, a dar man forte al tarassaco, sovrano dominatore dei prati. Due piante a loro modo tutte e due modeste e popolari, erbaccia antica e venerata il tarassaco (17 marzo 2009), alberello sfacciato e insostituibile la forsizia. Coraggio, la primavera è proprio arrivata anche quest’anno.

Orchidea lattea

Neotinea lactea
Un’altra orchidea sarda, come quella di ieri, fotografata alla Giara di Gesturi (Oristano). Un’altra orchidea che potremmo semplicemente chiamare orchis lactea, orchidea lattea, per il color crema dei petali superiori (ma il labello è a puntini rosso viola). Ma la nomenclatura più recente assegna al suo genere il nome di neotinea, in onore del botanico siciliano Tineo (1791-1856), che pubblicò fra l’altro un celebre catalogo di piante. In realtà è così simile al genere orchis che la distinzione è davvero da specialisti. Questa orchidea è diffusa nel Centro Sud Italia e nelle isole, ma non si trova a nord della Toscana. Anche se in Sardegna è diffusa, scoprire questi fiori e contemplarli è sempre un piacere intenso, una scoperta emozionante. Le orchidee selvatiche sono soggette a protezione totale su tutto il territorio. Per molti appassionati un ritrovamento è qualcosa da tenere segreto o divulgare soltanto ad amici fidati. Ma non per egoismo o gelosia, soprattutto per poter sperare di ritrovarla ancora nella prossima primavera.

Orchide cornuta

anacamptis longicornu
Oltre le iridacee, le orchidee selvatiche fioriscono in primavera, e per lo più in primavera soltanto.
Il mondo delle orchidee è complesso e misterioso e accanto a orchidee comuni quasi dappertutto nel territorio italiano e mediterraneo, ci sono molte specie regionali e rare, che pur rassomigliandosi sono caratterizzate da raffinate diversità. I botanici poi ci mettono tutto l’impegno possibile per scombinare le carte, aggiornando i nomi e allungandoli, e ritoccando le attribuzioni. Questa orchidea sarda (sempre Giara di Gesturi, fra marzo e aprile dello scorso anno) è una sottospecie di anacamptis morio (vedi orchis morio o giglio caprino), per esteso si chiama Anacamptis morio (L.) R.M. Bateman, Pridgeon & M.W. Chase subsp. longicornu (Poir.) H. Kretzschmar, Eccarius & H. Dietr., che tutt’insieme sembra davvero il nome di un nobile di alto lignaggio, che possa fregiarsi di svariati titoli. Ma dato che il corno questo fiore ce l’ha davvero lungo, basta chiamarla anacamptis longicornu, dove anacamptis deriva dal greco ‘ripiegarsi’.