I fiori della miseria

Tradescantia virginiana

Tradescantia virginiana


Molte piante della famiglia delle Commelinaceae, tutte originarie delle Americhe, vanno da noi sotto il nome di ‘erba miseria’. Forse si siano guadagnate il soprannome per il fatto di essere piante facili, che crescono semplicemente sistemando in terra un piccolo germoglio, e si allungano e prosperano senza chiedere nulla di più di luce ed acqua.  Alcune piante del genere Tradescantia sono nota negli Stati Uniti d’America con il soprannome di ‘wandering jew’, che significa ebreo errante, appellativo forse non proprio ‘politically correct’, ma che rende l’idea della perseveranza e velocità con cui questa pianta si propaga. Come la miseria, appunto.

Diverse Commelinaceae si sono ormai spontaneizzate in Italia, anche se soltanto l’erba miseria blu, Commelina communis si è effettivamente naturalizzata in gran parte del nostro paese. Del genere Tradescantia, nome attribuito alla pianta da Linneo in onore dei Tradescant padre e figlio, giardinieri olandesi alla corte di Sua Maestà Britannica, ho parlato in passato a proposito di T. fluminensis variegata (17 febbraio 2010) e di T. sillamontana.

Dopo il magico incontro nei giardini della reggia di Venaria con Tradescantia virginiana, eccola di nuovo oggi, oltre il recinto di una piccola casa di Genova Prato, con i grandi fiori blu spalancati al sole. E’ la più appariscente e decorativa del genere, e l’unica a cui talvolta viene risparmiato l’epiteto di miseria e chiamata semplicemente tradescanzia.  Sembra che si sia spontaneizzata in alcune regioni italiane, fra cui Lombardia e Toscana, ma non in Liguria, ed è sempre un’ottima scelta per arricchire di colore un giardino, grande o piccolo che sia.

Miseria erba vaiola

Tradescantia cerinthoides

Tradescanzia erba vaiola è invece il nome comune di un’altra specie, che cresce anche in uno dei vasi del mio giardino ed è irrimediabilmente fiorita, con la grazie che la contraddistingue. Il nome specifico, T. cerinthoides, lo ha preso in prestito dal Cerinthe major, detta erba vajola maggiore (vedi 8 aprile 2010), fiore particolarmente visitato dalle api avente la forma di piccolo cero. Difficile cogliere una specifica somiglianza, ma la capacità di osservazione dei botanici antichi è per noi a volte inspiegabile.

Miseria rossa

Tradescantia pallida

Anche Tradescantia pallida, in precedenza chiamata Setcreasea purpurea, erba miseria rossa, cresce senza risparmiarsi e si ricopre di fiorellini rosa, come nell’incontro ravvicinato qui a sinistra.

Miseria pelosa

Tradescantia sillamontana

Tutte le piante del genere Tradescantia (17 febbraio 2010), e più in generale le Commelinaceae, sono estremamente facili da coltivare perchè radicano velocemente semplicemente immergendole nell’acqua e attecchiscono con altrettanta facilità da veloci talee apicali infilate nella terra. I fusti si allungano e si diramano. A lungo andare, inevitabilmente, tutte le pianticelle tendono a perdere le foglie inferiori e i lunghi rami flessuosi rimangono spogli. Alla sommità di queste lunghe propaggini, si aprono gruppetti di foglie, ovali e prive di picciolo (tecnicamente si chiamano sessili), che si ritrovano quindi talvolta molto lontani dalla terra che li alimenta. Forse per questo, immagino, questa pianta si chiama in inglese ‘wandering jew’, ebreo errante.

Tradescantia sillamontana

Tradescantia sillamontana
l’ultimo fiore di novembre

Fra le tradescantie, la sillamontana di questa foto ha foglie color verde menta ricoperte, come i fusti, di lanugine bianca. I fiori, tripetali e rosa magenta, creano con le foglie un piacevole contrasto cromatico. Ma adesso è rimasto solo un fiore, l’ultimo regalo, unica pennellata di colore su uno sfondo sempre più grigio.

vedi anche:
Erba miseria blu o asiatica
Tradescantia virginiana

— post aggiornato 2 novembre 2014 —

Commelina

Tradescantia virginiana

Tradescantia virginiana

Nel principesco giardino della Venaria Reale, una macchia di blu nelle aiuole fiorite. Non so dare un nome a questa pianta, se non commelina, forse è solo una sensazione, ma me la ricorda troppo.

La Commelina communis è un’infestante detta erba miseria blu e simile a tutte le altre erbe miseria che prosperano nei vasi di tutte le case. Questa commelina però non ha niente di misero; ha tre petali completi e stami gialli e si comporta come una vera pianta da giardino.

Oggi, 3 novembre 2014, nell ‘evoluzione del blog, e forse anche di me stessa, riguardando questa immagine, ho capito che se pure di commelinacea si tratta, il nome vero di questa pianta potrebbe essere Tradescantia virginiana, un’altra sorella delle miserie erranti che crescono con affettuosa semplicità su balconi, terrazzi, ma anche negli appartamenti (nel mio vecchio blog, 17 febbraio 2010).

post aggiornato 3 novembre 2014

Erba miseria blu

commelina communi
Chiamarla miseria blu, o peggio ancora miseria asiatica, come viene spesso classificata, mi pare quasi un’espressione offensiva, specie in questi tempi di amore ed odio, di dolorosa ambivalenza verso tutto quello che arriva da lontano e dall’Estremo Oriente come lei. Non è altro che un altro tipo di erba miseria, molto simile a quella tradescantia (17 febbraio 2010), tanto generosa quanto modesta. Quell’ “ebreo errante” che trova spazio in qualsiasi appartamento anche ombroso, e cresce da un minuscolo pezzetto di fusto, da un’infima radichetta spuntata in un bicchier d’acqua.
L’erba miseria blu è un’infestante esotica che ormai si ritrova un po’ dappertutto. Nei giardini, certo, come l’ho trovata io, ma anche in campagna, negli incolti, al margine dei boschi. Dobbiamo farci l’abitudine, tutte queste piante colonizzano il nostro territorio e sarebbe assai difficile fermarle.
La tradescantia ha piccoli fiori bianchi, e la sua parente rossa, la setcreasea, fiori rosa. Piccoli, graziosi, sorprendenti. Come i fiori blu della miseria asiatica, due larghi petali, avvolti da una spata a doppia semiluna (che non si vede in questa foto). In questo genere, il terzo petalo è ridotto e praticamente assente e il fiore risulta così zigomorfo, cioè asimmetrico, a differenza di quello di altre commelinaceae che hanno fiori attinomorfi, cioè a simmetria raggiata. Ne ho trovato un getto in un aiuola e l’ho messo in un vaso laterale, per riempire il vuoto di qualche pianticella senza nome che non era soppravissuta all’inverno. Le sue piccole iridi di azzurro intenso si spalancano di mattina e durano meno di un giorno.