Le Graminaceae, più propriamente Poaceae, sono la sterminata famiglia delle erbe dei campi. Monocotiledoni, crescono da germoglietti appuntiti, una piccola foglia che spinge come un piccolo siluro. Le radici sono fascicolate e avvinghianti, impossibile sradicare l’erba senza estirpare un’intera zolla. Hanno fiori quasi mai appariscenti, non accolgono insetti, ma sono impollinate dal vento. Le spighe sono cangianti, dapprima serrate, poi sempre più sciolte, quando devono abbandonare i semi al suolo. Ma i loro frutti sono l’essenza dell’alimentazione umana, farro, frumento, riso, sorgo, mais … Le specie che non lasciano scappare troppo facilmente i semi sono quelle selezionate dall’agricoltura nell’età moderna.
Riconoscere le poaceae non è facile, il fusto e le foglie si assomigliano tutte, infiorescenze ed infruttescenze sono spighe e pannocchie di forma diversa, ma medesimo aspetto e colore. I fiori non hanno petali e corolle, ma glumette, lemma e palea.
Quest’erba mazzolina, che non partecipa all’alimentazione umana, ma è un eccellente foraggio, è certamente una delle erbe più comuni. Si tratta di una pianta perenne, il cui nome deriva dal greco ‘dáktylos‘, dito, per la somiglianza della pannocchia con le falangi di un dito e dal latino glomeratus, -a‘, agglomerato, perchè i fiori sono densamente raggruppati sulle spighette. Queste sono lunghe fin quasi un centimetro e tutte rivolte dallo stesso lato su una pannocchia poco ramificata che ha forma simile al piede di un pollo. Si aprono un poco quando il fiore matura, sporgendo le antere che brillano al sole.
L’erbe di campi e incolti e sui cigli delle strade sono instancabili accumulatori e misuratori della qualità dell’ambiente. L’erba mazzolina cresce spesso sul bordo delle carreggiate trafficate da veicoli a motore e non solo è importante l’effetto che hanno su di lei l’intensità del traffico e i livelli di CO2, ma anche l’accumulo di metalli pesanti presenti negli scarichi. Questo studio ha concluso che, come si poteva prevedere, l’erba mazzolina che cresce ai margini delle strade asfaltate, esposta ad elevati livelli di CO2 e in presenza di metalli inquinanti, produce meno infiorescenze delle sue parenti campestri, che rischiano solo di essere brucate con ingordigia da qualche erbivoro di passaggio.