Podocarpus

Podocarpo

Podocarpus macrophyllus

In questa grigia stagione, per trovare qualche fronda bisogna andare in giro per parchi, nei vaghi giorni sereni, o quantomeno asciutti, a caccia del sempreverde, magari qualche conifera, astuta, ricercata, resistente. Quando si incontrano rarità o stranezze nei giardini botanici si fa meno fatica a riconoscerle, perché, talvolta, ci sono le targhette, o i cartelloni di spiegazione. Peccato che siano spesso laceri e sbiaditi, consumati dalle intemperie e a tratti illeggibili. Non in questo caso però e quando, diversi anni fa (7 gennaio 2010), ho incontrato questo alberello a Villa Durazzo Pallavicini, a Pegli, delegazione occidentale di Genova, la targhetta era in bella mostra e perfettamente conservata. Podocarpus macrophyllus è un piccolo albero che viene dal Giappone e appartiene alla famiglia delle Podocarpaceae, spesso coltivato come bonsai, con le sue lunghe foglie flessuose e il suo portamento mansueto e accondiscendente.

Podocarpus

Podocarpus macrophyllus

Il parco, splendido esempio di giardino romantico europeo, ricco di suggestioni e simboli,  stretto fra il rollio incessante del’autostrada Genova-Savona (che lambisce le sughere, Quercus suber, e incatrama le loro preziose cortecce) e l’avanzare delle costruzioni urbane, era da decenni abbandonato a un avvilente degrado. Ricordo di averlo visitato quasi clandestinamente fino al diroccato castello, aggirando le recinzioni arancioni e superando cumuli di macerie.
Ma per fortuna non sempre il degrado è irreparabile e, grazie anche all’intervento del FAI e certamente all’impegno di alcuni appassionati, è oggi tornato in parte al suo splendore, o quantomeno può offrire al visitatore l’imperdibile occasione di un viaggio nel tempo e nell’immaginazione. Concepito come un susseguirsi di scenografie romantiche, arditamente composte sull’articolato e scosceso pendio della costa ligure, molto vorrei dire su questo parco, che sempre mi seduce e strugge.  Ma, oggi come allora, mi fermo al Podocarpus, un po’ preoccupata di quelle tracce biancastre sulle foglie sottili, che fanno pensare come l’ambiente urbano è insalubre e non completamente innocuo per nessuno.