Altre foglie bagnate, verdi e rossicce quelle dell’erba trinità (vedi 15 marzo 2009). Da queste foglie, affondate nell’umido sottobosco, si riconosce sia il nome comune, erba trinità in ragione dei tre lobi che la compongono, sia quello scientifico hepatica, perchè quel colore rossiccio e la forma globosa avrebbero l’aspetto (ah la fantasia dei tassonomi classici) di un fegato animale.
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Aquilegia
Rieccomi. La stagione sta lentamente e faticosamente trascinandosi verso la fine dell’inverno; ma si sa quanto il vecchio sia famoso per i suoi colpi di coda.
Leggo in un post nel mitico actaplantarum ‘non c’è, per ora, molto da vedere e da fotografare”.
Che tristezza! Pioggia, nebbia, e vento fanno ancora da padroni e lasciano davvero poco spazio per i pur necessari lavori agricoli. Non sono ancora riuscita a piantare i bulbilli e neppure a mettere a dimora le cipolline già germogliate (Luca le chiama ‘vive’, come se le altre fossero morte …). Ma la buona stagione avanza, in sordina, senza clamori e stendardi. Si fa annunciare ovunque dai suoi timidi, ma inequivocabili, segnali. Violette e primule fiorite e germogli coraggiosi dappertutto. L’aquilegia seminata due anni fa e scomparsa completamente fra novembre e gennaio, è ormai un gruppo di rotondi cespuglietti, umidi e stropicciati, ma impavidi e saldi. Il nome di questo fiore significa ‘che porta acqua’ perchè le sue corolle hanno una elaborata forma a tazza o bicchiere. Ma per ora sono le foglie che accolgono le gocce e si comportano davvero come ‘aquilegie’.
Per l’aquilegia di bosco, vedi 2 giugno 2008.
Gli irriducibili: vitalba
vedere anche 10 agosto 2008
Ma ormai la poesia la devo comunque concludere
Mais un jour, dans le mauvais temps
Un jour qu’il était si sage
Il est mort par un éclair blanc
Tous derrière et lui devant
Il est mort sans voir le beau temps
Qu’il avait donc du courage
Il est mort sans voir le printemps
Ni derrière ni devant
(poesia di Paul Fort, musicata da Georges Brassens)