Aconito giallo

Aconitum lycoctonum
Questa bellissima pianta è una delle più velenose che esistano, tanto che il romano Plinio ebbe a chiamarla ‘arsenico vegetale’. Questa specie, l’aconito giallo precedentemente chiamato anche Aconitum vulparia, viene detta volgarmente anche lupaia o strozzalupo, tutti nomi che suggeriscono il suo utilizzo come esca avvelenata per uccidere le bestie predatrici del bestiame. Benchè in piccolissime dosi sembra possa essere impiegata come antinevralgico, la sua tossicità è tanto elevata da considerarsi pericoloso per soggetti sensibili anche soltanto raccoglierla. Quindi meglio non rischiare e limitarsi ad ammirarne l’arcana bellezza e il ricercato intrico delle forme. Altre specie del genere, e soprattutto l’aconito azzurro, A. napellus, hanno un indiscusso valore ornamentale e vengono usati da tempo nei giardini. Un po’ meno questa specie, dai fiori giallo pallidissimo, a forma di elmo, addossati gli uni agli altri sulla parte terminale dello stelo. Come altre ranuncolacee, le piante più velenose della nostra flora prosperano negli ambienti antropizzati, concimati dall’humus caratteristico della stabulazione di animali; prosperano risparmiati dai pastori che evitano accuratamente di lasciarli brucare dalle mandrie ben conoscendone gli effetti venefici. Così gli aconiti hanno vita facile, nelle radure di media altitudine e nei luoghi ombrosi e umidi. L’avvelenamento da aconito assomiglia a quello da curaro, il veleno vegetale utilizzato dagli indigeni dell’Amazzonia, e come quest’ultimo veniva usato in passato per avvelenare la punta delle frecce.

Speronella peregrina

Delphinium peregrinum
Ho trovato questa fantastica pianticella in un giardino non troppo lontano da casa. Di nuovo, l’ho fotografata attraverso la recinzione, sperando di non attirare troppo l’attenzione. In questo caso non rischiavo granchè, non credo che qualcuno potesse pensare male di una fotografia a un angoletto del giardino, nessuna casa, nessuna persona inquadrata; ma non si sa mai, anche un angoletto del giardino può nascondere qualche segreto… Per me è già grande scoperta questo fiorellino, così singolare, aggraziato, perfetto. Può far pensare al berretto di uno gnomo oppure, come deve aver pensato chi gli dato il nome, delphinium, a un pesce, pardon a un mammifero marino che si muove dondolando nell’acqua. Quanto al nome comune, speronella, mi sembra molto meno poetico,ma gli speroni erano nei tempi andati oggetti importanti. Sperone del cavaliere non è che il primo di una lunga serie di nomi singolari attribuiti a queste piante dalla fantasia popolare; ci sono poi cappuccio, erba cornetta, consolida regia, strafusaria, occhio di pupa e altri ancora. Pregiato nei giardini, ama i luoghi umidi, ombrosi e ventilati. Azzurro brillante, con foglie sottili (non visibili in foto), magari poter raccogliere i semini, sempre di nascosto, senza farsi notare.

Come molte ranunculacee, anche questa pianta, pur essendo nei tempi andati considerata officinale, cioè curativa, contiene sostanze, principalmente alcaloidi, molto velenose che la classificano fra le specie tossiche

Talittro a foglie di aquilegia

thalictrum aquilegifolium
Come molte ranunculacee, questa pianta è velenosa e come molte piante velenose le venivano attribuite virtù più magiche che medicamentose, di cui tuttavia trovo poca traccia nei libri a mia disposizione.

Di lei so solo che ha una fioritura attraente ed è quindi pianta da giardino. E ovviamente, come suggerisce il nome, ha foglie molto simili aquelle dell’aquilegia, con cui può essere confusa prima della fioritura.

Fotografata in un rado boschetto, presso i Piani di Praglia, giugno 2011

Anemone coronaria

anemone coronaria
Un classico anemone da giardino che cresce da piccoli bulbi, spalancando a primavera i larghi fiori dal colore intenso e dalle forme eleganti.
Forse non mi dà la stessa emozione degli anemoni selvatici, gli anemoni bianchi (9 aprile 2009) che colorano il sottobosco prima che gli alberi mettano le foglie, o gli anemoni stellati (26 marzo 2009), straordinaria fioritura nelle radure di fine inverno. E’ comunque una magica sorpresa che sia nato da bulbi dimenticati, nel maggio 2008, in un aiuola, con questo incantevole azzurro scuro. Non l’ho più rivisto da allora, ma un pochino l’ho rimpianto.

Ranuncolo bulboso

ranunculus bulbosus
Sempre sui toni del giallo, i boschi si riempiono di ranuncoli dal portamento slanciato e i petali lucidissimi.  Si tratta di piante molto comuni, presenti ovunque e fioriti per la maggior parte della bella stagione, tanto banali che difficilmente ci si ferma a guardarli. Eppure senza i ranuncoli il bosco e il prato perderebbero un po’ della loro luce. Fra i tipi più diffusi, il bulboso è una pianta perenne che cresce da una caratterisitca radice a bulbo, e poichè ce ne sono proprio tanti si può perfino per una volta tirarla fuori questa radice, tanto per sincerarsi di non aver sbagliato determinazione.
ranunculus bulbosus

Erba trinità

hepatica nobilis
Altre foglie bagnate, verdi e rossicce quelle dell’erba trinità (vedi 15 marzo 2009). Da queste foglie, affondate nell’umido sottobosco, si riconosce sia il nome comune, erba trinità in ragione dei tre lobi che la compongono, sia quello scientifico hepatica, perchè quel colore rossiccio e la forma globosa avrebbero l’aspetto (ah la fantasia dei tassonomi classici) di un fegato animale.

Aquilegia

aquilegia vulgaris
Rieccomi. La stagione sta lentamente e faticosamente trascinandosi verso la fine dell’inverno; ma si sa quanto il vecchio sia famoso per i suoi colpi di coda.
Leggo in un post nel mitico actaplantarum ‘non c’è, per ora, molto da vedere e da fotografare”.
Che tristezza! Pioggia, nebbia, e vento fanno ancora da padroni e lasciano davvero poco spazio per i pur necessari lavori agricoli. Non sono ancora riuscita a piantare i bulbilli e neppure a mettere a dimora le cipolline già germogliate (Luca le chiama ‘vive’, come se le altre fossero morte …). Ma la buona stagione avanza, in sordina, senza clamori e stendardi. Si fa annunciare ovunque dai suoi timidi, ma inequivocabili, segnali. Violette e primule fiorite e germogli coraggiosi dappertutto. L’aquilegia seminata due anni fa e scomparsa completamente fra novembre e gennaio, è ormai un gruppo di rotondi cespuglietti, umidi e stropicciati, ma impavidi e saldi. Il nome di questo fiore significa ‘che porta acqua’ perchè le sue corolle hanno una elaborata forma a tazza o bicchiere. Ma per ora sono le foglie che accolgono le gocce e si comportano davvero come ‘aquilegie’.

Per l’aquilegia di bosco, vedi 2 giugno 2008.