Fiori da vigna

A capo dei filari nelle antiche vigne di Camillo Benso, a Grinzane Cavour, sbocciano le rose. Non sono messe a caso, e non per la loro bellezza. Si dice che le rose servano da indicatori del morbo bianco, lo oidio, e la loro contaminazione precede di un poco quella delle viti, fornendo un vantaggio al viticoltore accorto per prendere per tempo le misure adeguate a salvare la sua preziosa piantagione.

Vitis vinifera – Grinzane Cavour (CN)

Le viti vengono accuratamente potate con il metodo Guyot che lascia sulla pianta un tralcio corto con due gemme – lo sperone – che darà origine al capo a frutto dell’anno successivo, e un tralcio più lungo, di un anno – il capo a frutto – che porta un certo numero di gemme ibernanti.

Trifolium incarnatum
Fumaria officinalis

Fra i filari cresce erba rigogliosa e vari fiori colorati,  trifogli dai lunghi capolini cilindrici rosso vivo (Trifolium incarnatum),  contorte fumarie dai microscopici fiori di intenso color rosa (Fumaria officinalis) e strani fiori viola. Strani perché non li ho mai visti e scopro che sono effettivamente una specie neofita di origine americana, e anche se probabilmente sono qui già da un certo tempo, sono ancora classificati come alloctona casuale. E’ la facelia a foglie di tanaceto (Phacelia tanacetifolia) con i suoi bei gruppi di fiori brillanti disposti in una singolare infiorescenza a spirale detta scorpioide. Proprio dalla forma dell’infiorescenza, a fascio o mazzo, deriva il suo nome, mentre le foglie, profondamente incise e seghettate ricordano veramente quelle del Tanacetum vulgare (vedi 24 luglio 2008), da cui l’epiteto specifico.

Phacelia tanacetifolia
Infiorescenza scorpioide

Benefica intrusa, la facelia è ricca di polline e nettare che attira le api e altri insetti ed è perciò un’eccellente mellifera. Ricca di sostanze azotate, è ottima anche per il sovescio, una pratica che serve per rinvigorire i terreni impoveriti, specie in presenza di monocolture, come è appunto quella della vite.

Phacelia tanacetifolia

Inoltre la facelia è una pianta egoista e dove cresce rilascia nel terreno sostanze chimiche che impediscono la crescita di altre specie vegetali. Diventa così una specie di diserbante naturale, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ne conseguono.
A causa delle sue proprietà questa pianta viene frequentemente coltivata e non è facile prevedere se questa scelta si rivelerà vincente anche nel lungo periodo, tuttavia per adesso sembra gradita e felice.

Il posto dei papaveri

Papavero

Papaver somniferum

Il papavero è tornato. Anzi, sono tornati in tre, vicino alla legnaia, nell’angolo dell’aiuola di fronte al forno a legna. Era già capitato qualche anno fa, una fioritura scarlatta e inaspettata. Si trattava allora come oggi di Papaver somniferum nella var. laciniatum, cioè con petali finemente frangiati. Il papavero da oppio è una delle droghe e dei farmaci più conosciuti dalla notte dei tempi e le sue gesta si intrecciano con quelle della civiltà umana. Nonostante la sua losca fama, si tratta di una bellissima pianta ornamentale i cui semi, che contengono dosi insignificante di alcaloidi dopanti rispetto al lattice, sono commestibili e utilizzati come spezia in molte ricette mediorientali.

Papavero

Papaver somniferum

Come sia arrivato nel mio giardino non lo so e neppure so se questa varietà sia classificabile da oppio, dato che esistono varietà ornamentali del Papaver somniferum assolutamente inadatte alla produzione di droga. Il papavero è una pianta infestante che si riproduce con estrema facilità, mi aspetto persino che si moltiplichi ancora, di vedermelo comparire in un gruppo affollato fra qualche anno.

papavero

Papaver somniferum

Però non raccoglierò i semi, e non soltanto perché la legge, ovviamente, vieta la coltivazione non autorizzata di questa specie. Non raccoglierò i semi perché mi piace pensare al papavero come a un incorreggibile vagabondo, che se avrà voglia di tornare nel mio giardino lo farà di sua spontanea volontà.

Papavero capsula

Papaver somniferum

Il merletto di tutte le corolle sarà presto disperso dal vento e le capsule, tondeggianti e spavalde, se ne staranno erette per qualche giorno sugli steli. Non so quanto dureranno e non ne disturberò la maturazione provando ad inciderle per vederne sgorgare  il magico lattice.
I microscopici semi bruni potranno disperdersi a loro piacimento, rimanere qui o lasciarsi trasportare lontano, per visitare altre case e altre vite, germogliando inaspettati in qualche giardino come hanno fatto nel mio, non so quanto riconosciuti e accolti. Per parte mia, spero di incontrarlo ancora in futuro.

Colombina magica

Corydalis cava - colombina

Corydalis cava – colombina

La primavera fa scoprire nuovi fiori, inaspettati. Ma sono così presuntuosa da pensare che la mia terra non abbia più segreti per me? Che follia! Ne conosco soltanto una briciola e ogni giorno, in primavera soprattutto, incontro fioriture che riescono a stupirmi perchè non le avevo mai notato prima. Come questa Corydalis, il cui nome volgare colombina o coridalide non mi è più familiare. La guardo e la riguardo, sulla sponda della strada provinciale 586 di Rezzoaglio, proprio in mezzo al paese, a pochi metri dal caseificio. Mi soprendono le sue forme, i fiori tubiformi, che si aprono in piccole labbra (la descrizione botanica è alquanto più complessa e precisa, ma piuttosto indigesta per i profani), e le foglie “cauline, alterne, doppiamente tripennatosette” (questo sì, diciamolo in botanico perchè non si può dire meglio), la compattezza delle spighe, e i colori, screziati e cangianti, dal rosa pallido al bordeaux. Dovrei intravedere la sua somiglianza con la fumaria (Fumaria capreolata, 9 maggio 2008 e Fumaria officinalis, 18 aprile 2010), ma chissà perchè non lo colgo. Penso all’aconito, alle foglie di aquilegia. No, no siamo fuori strada. Corydalis è una papaveracea (la famiglia delle fumariaceae non esiste più), è una pianta comune (e che volevi aspettarti da una spavalda che cresce sul ciglio della provinciale?), ma è anche una pianta famosa, dal nobile passato e interessante presente. Da secoli, probabilmente millenni, la medicina cinese utilizza una sua parente locale, Corydalis yanhusuo per alleviare il dolore; il principio attivo sarebbe un alcaloide, la deidrocoribulbina, che si è mostrata efficace contro il dolore  causato da infiammazioni o traumi.

Che dire della Corydalis cava, la specie più comune dalle nostre parti? Certamente è una pianta velenosa, che può causare intossicazioni. Ma questa è  caratteristica di molte pianti officinali, curative e un po’ magiche.

Papaveri

papaver rhoeas - papaver somniferum

Papaver rhoeas – Papaver somniferum

Il rosolaccio e il sonnifero (dovrebbe essere proprio lui il vero papavero da oppio) insieme nelle distese fiorite che costeggiano la SS1 Aurelia, fra Grosseto e Livorno. L’identità è sempre incerta, ma il contrasto dei colori e delle forme affascinante. Correndo con la macchina, mi sfuggivano sul bordo della strada distese rosa violetto spazzate dal vento. Le sfumature e la forma delle foglie mi suggeriscono che quello rosa sia Papaver somniferus, mentre il rosso intenso del secondo mi ricorda Papaver rhoeas.

Ne approfitto per correggere un possibile errore fatto qualche anno fa quando identificai il papavero nato nel mio giardino (vedi 24 maggio 20008) come P. rhoeas. Più probabile si trattasse di Papaver dubium anche detto papavero a clava, che ha i petali di un colore meno scarlatto.

Escolzia

E-schscholzia californica

Eschscholzia californica

Ancora a Ninfa, nel pieno delle fioriture di primavera, fra aquilegie e giaggioli, geranei selvatici, iris e giacinti, rose e peonie, ecco l’escolzia o papavero della California. Si trova in quel giardino roccioso o ‘colletto’ che fu curato personalmente e con attenzione particolare da Lelia Caetani, la vera dea e nume tutelare del giardino di Ninfa. E in mezzo ai fiori più belli, l’escolzia non sfigura di certo, con le sue corolle giallo arancio, lucide e luminose. Importata dal paese di origine che le ha dato il nome nel XIX secolo come pianta ornamentale, ha virtù officinali di calmante per la presenza di ipnotico naturale che favorisce il sonno e protegge da ansie e incubi notturni.

 

… cliccare sull’immagine per vederla più grande e in un’altra pagina …

Dicentra

dicentra spectabilis
Forse non è così evidente da questa fotografia, ma è a causa della singolare forma dei fiori che questa pianta viene chiamata ‘Cuore di Maria’. Viene dall’estremo oriente e appartiene alla famiglia della papaveraceae, mostrando alcuni tratti di somiglianza con la fumaria(8 maggio 2008 e 18 aprile 2010; in certe pagine vedo infatti che veniva inserita nella non più accreditata famiglia delle fumariaceae). Le foglie, soprattutto, leggere e grigio verdi come fumo e i fiori, tubulari e reclinanti.