Ancora sul biancospino

crataegus monogyna
L’ho già mostrato altre volte, fiori e bacche (28 agosto 2008) di biancospino. Ma la pianta è molto comune, e bella, e virtuosa (nonostante le spine). Mi piace questo rametto magro, con i suoi brandelli di foglioline sbiadite, e le gocce rosse dei frutti, turgide come perle, sullo sfondo oscuro di un giorno breve e buio come sono i giorni di dicembre. Festeggeremo il Natale per rallegrarci che i giorni smettano di accorciarsi così inesorabilmente. Che il sole fermi la sua corsa verso un orizzonte sempre più breve e ricominci ad allargare il suo arco. Spero anche che torni qualche timido raggio di sole, come quello che illuminava questo biancospino, sulla strada di Sant’Eusebio nel dicembre 2008 (intanto continuano a frustarci pioggia,vento e nebbia dalla mattina alla sera senza pietà).

Dalle nostre parti esistono diverse specie di biancospino, di cui Crateagus monogyna è la più comune. Distinguerli non è facile. Le foglie presentano una leggera differenza, ma sono soprattutto i semi che aiutano a riconoscerli. Le bacche del C.monogyna, come il nome suggerisce, contengono quasi sempre un solo nocciolo, che deriva da un unico stilo. Viceversa il Crataegus laevigata, sinonimo di C.oxyacantha, chiamato a volte comunemente biancospino selvatico, ha fiori con due (a volte tre) stili e frutti che contengono due (o tre) noccioli.

Heteromeles arbutifolia

heteromeles arbutifoliaheteromeles arbutifolia

A colpo d’occhio ho pensato al corbezzolo. Quello mediterraneo, tanto comune da queste parti, è Arbutus unedo, della famiglia delle ericaceae, ha fiori bianchi e frutti a bacca simile a una fragola, rossi, bitorzoluti (vedi anche 10 ottobre 2008 e 23 novembre 2009). Stavo già per battezzarlo “Arbutus della California” (e una specie di questo genere esiste davvero e si chiama Arbutus del pacifico). Ma le piccole bacche a grappolo denso ricordavano troppo quelle del sorbo. E infatti proprio un sorbo non è, ma è una rosacea e si chiama Heteromeles arbutifolia, proprio perchè le sue foglie , lanceolate e dentate sono identiche a quelle dell’Arbutus. E’ un’altra pianta assai tipica della vegetazione di Point Loma e in inglese si chiama toyon.

Rose rifiorenti

blush noisette
super dorothy
Quasi tutti i roseti del giardino hanno una seconda, più o meno florida, fioritura.
La rosa blush noisette è una rosa rampicante antica perchè risale al 1825. Docile, è rifiorita copiosamente, con grappoli di fiori bianchi o rosa pallido, e molti ancora ne sta preparando. Invece super dorothy, una moderna rampicante, è più pigra e raramente rinnova la sua fioritura in autunno, regalando invece profusioni di rossicci cinorroidi.

Meli

malus tschonoskii

malus floribundaI meli da fiore sono quelli i cui frutti non sono così interessanti, e fra questi il grazioso malus tschonoskii è indicato come quello ‘dai fiori meno appariscenti’. Ma queste meline rossicce, come le guance di una ragazzina, mi sembrano oltremodo simpatiche.
Il più caratteristico melo da fiore è malus floribunda, qui nella sua varietà a rami ricadenti, fotografata nell’orto botanico di Lucca, settembre 2009.

Aronia o sorbo nero

aronia melanocarpa
Questa pianta è molto conosciuta e apprezzata nell’Europa dell’Est, ma quasi ignorata alle nostre latitudini. In Polonia me ne parlavano con disinvolta familiarità, ma per me era pressocchè sconosciuta. E stranamente non ne trovo traccia in nessuno dei miei manualetti di erboristeria, pur avendo la pianta fama di toccasana come regolatore del ritmo cardiaco e della pressione sanguigna. E’ originaria dell’America nord-orientale e appartiene alla famiglia delle rosacee. Infatti è molto simile a un sorbo (vedi per esempio il sorbo montano, sorbus aria, 8 settembre 2008) tanto da meritare il nome di sorbo nero; ma ricorda anche un biancospino (crataegus monogyna, per le bacche vedi 28 agosto 2008), del quale condivide le eccellenti virtù officinali.
Questa foto è un po’ fuori stagione; le bacche, specie in Italia, oggi sarebbero forse ben più rosse. Ma non ho testimonianza diretta, non conosco aronie nel circondario. La fotografia è stata scattata in Polonia, nel giardino di Irena, alla fine di luglio, quando la maturazione ancora tardava. La propongo oggi perchè finalmente ho imparato il nome di questa pianta che non riuscivo a ricordare.
Alberello aggraziato, orgoglio dei miei amici polacchi che lo hanno piantato nel giardinetto della loro nuova casa in costruzione. Anche il giardino è in preparazione, ansioso di approfittare di quell’intensa e breve ubriacatura di estate. Le bacche di aronia sono utilizzate per preparare, mescolate alle mele, un squisita confettura.

Prugnolo

prunus spinosa

Sembrano più mirtilli che prugne, i frutti del prugnolo, prugno selvatico, contorto e spinoso. Si possono mangiare come le prugne, ma devono essere molto maturi e comunque sono sempre molto aspri. Così venivano per lo più usati per marmellate, ma anche liquori, bibite e vino. Bellissimo all’inizio della primavera quando si copre di nubi di fiori bianchi (vedi vecchio blog 14 aprile 2010), il prugno selvatico tende a crescere in gruppi cespugliosi e come tutte le piante selvatiche è protagonista di miti e leggende.
Il susino (prunus domestica) e l’albicocco (prunus armeniaca) venivano innestati su questa specie. L’arte dell’innesto è arte antica perché da millenni la coltivazione degli alberi da frutto si fonda su questa tecnica e non ne potrebbe fare a meno.

Fotografato sulla strada per Canate, la perduta Shangri-La della val Bisagno. A Canate il sole splende tutto il giorno perchè il paese guarda a sud ed è protetto dai venti del nord. A Canate crescono lecci, corbezzoli e olivi, e i prugni, peschi e meli sono carichi di frutti. A Canate arrivano molte strade, quella da Marsiglia e quella da Cavassolo, la scala dei millecinquecento gradini che sale da San Martino di Struppa, e la strada che scende dall’Alta Via dei Monti Liguri dalle pendici del Monte Alpesisa. A Canate non arriva l’unica strada, una strada carrozzabile, che potrebbe dare nuova vita a un piccolo paradiso.