
Calendula officinalis
Sotto l’uggiosa pioggerellina di questo pomeriggio di gennaio, la calendula è ancora fiorita. Ancora o già non importa; anche se sui libri c’è scritto che la sua antesi, cioè il periodo di fioritura, va da marzo a giugno, oppure da maggio a dicembre, a lei non interessa proprio, e in questo inverno sempre più tiepido, non ci fa mai mancare i suoi fiori.
Ha imparato dalla sua sorellina selvatica, abitante dei prati, il fiorrancio, ovvero Calendula arvensis, che per tener fede al suo nome, calendula per calendae, primo giorno del mese, rinnova la sua fioritura una volta al mese per tutto l’arco dell’anno. Il fiorrancio ha fiori gialli e corolle più minute, un solo anello di ligule, cioè i petali colorati. Però può diventare molto appariscente quando appare in gruppi numerosi. E’ pianta mediterranea, che cresce nell’areale dell’olivo.

Calendula arvensis
La Calendula officinalis, specie tipicamente da giardino, ha origini incerte ed è più robusta, ha capolini corposi, con due giri di ligule, gialle o arancioni.
Una delle caratteristiche più curiose delle calendule sono i frutti. Quando il capolino appassisce, maturano piccoli acheni, anche detti cipsele, all’apparenza legnosa, variamente conformati, curvi e rostrati quelli più esterni, sempre arcuati, ma più corti e anulari quelli centrali, tutti provvisti di una cresta spinosa sulla superficie convessa.
Entrambe le specie di calendula hanno foglie aromatiche, ma non molto piacevoli al tatto, perché appiccicose, lanuginose e grezze. Il fusto è tozzo e contorto, non adatto a sostenere fiori recisi. Tanto meglio. Il gagliardo colore delle corolle rende perdonabile qualsiasi imperfezione.

Calendula officinalis
Così ho provato se mi riusciva di conservarlo. Un tentativo, presuntuoso e un po’ maldestro; ma con un po’ di attenzione (i petali secchi sono fragilissimi e si staccano con grande facilità), sono riuscita talvolta a ritrovare almeno un pochino dell’intensità e del calore dorato, dopo mesi e anni che la sua linfa si era seccata. Ecco qui a sinistra l’immagine, acquisita con lo scanner, di un fiore pressato, dopo almeno 10 mesi, sbiadito, diafano, ma sempre dorato. Davvero la calendula è un fiore generoso.