Alberi monumentali

Alberi monumentali - Araucaria cunnninghamiiAlberi monumentali - Cupressus lusitanica

 

Anche sulle sponde del Mediterraneo, nel nostro piccolo, abbiamo alberi monumentali.   Non sono le grandi latifoglie,  i giganteschi faggi, frassini e olmi del Nord Europa.  Sulle sponde del Mediterraneo gli alberi centenari più maestosi sono principalmente conifere(1).  A Villa Hanbury  se ne incontrano diversi, di origine esotica o lontana, come questa’araucaria del Queensland (Australia), Araucaria cunninghamii (foto a sinistra),  seminata da Daniel Hanbury, fratello di Thomas, il creatore del giardino, nel 1872.  E nel nostro piccolissimo, anche nei parchi di Nervi  a Genova  prosperano due giganti simili, Araucaria bidwillii  (27 dicembre 2009)  e Araucaria cookii  (29 dicembre 2009), anche se non conosco la loro data di nascita.

Molto difficile, per una dilettante come me,  fotografare gli alberi monumentali del giardino, se non come maestosa silhouette scura contro il cielo.  Così si presentava dal basso il maestoso Cupressus lusitanica (foto a destra), nato da semi donati a Thomas Hanbury da Gustave Thuret di Antibes nel 1869. Nonostante il nome, che farebbe pensare al Portogallo, questa pianta è originaria del Messico e Centro America dove viene chiamata cedro bianco. Data l’altezza, non ho notato troppo nè foglie nè coni, ma appaiono abbastanza simili a quelli del cipresso comune.

(1)Notevole eccezione a questa osservazione sono i Ficus macrophylla siciliani

Sambuco nero

sambucus nigra
Pianta comunissima nelle campagne, sui terreni umidi, ai margini dei boschi. Ne cresce un alberello sull’orlo della strada proprio di fronte a casa mia. Semi colonizzato da un’edera aggressiva, ha finalmente il sopravvento sulla sua usurpatrice quando si copre prima di ombrelle di fiori bianchi e poi di gruppi pesanti di bacche rosso nere. Conosco questa pianta da sempre, usata per le sue virtù terapeutiche o semplicemente per preparare succhi e marmellate. Siccome predilige i terreni azotati, è oggi diventata una pianta da discariche e come in altri casi, quella che era una presenza grata e piacevole, è talvolta rifiutata come invadente. Ironia della sorte, come per tante altre piante magiche del passato, anche le sue preziosissime bacche non ispirano più tanta simpatia perchè sporcano tratturi e crose, specialmente se gli uccellini le piluccano (quelli certo non le disdegnano). Le bacche infatti sono un blando lassativo e regolarizzatore delle funzioni intestinali.
Più elegante e ricercato è il sambuco di montagna (12 giugno 2008) o sambuco rosso.

Prugnolo

prunus spinosa

Sembrano più mirtilli che prugne, i frutti del prugnolo, prugno selvatico, contorto e spinoso. Si possono mangiare come le prugne, ma devono essere molto maturi e comunque sono sempre molto aspri. Così venivano per lo più usati per marmellate, ma anche liquori, bibite e vino. Bellissimo all’inizio della primavera quando si copre di nubi di fiori bianchi (vedi vecchio blog 14 aprile 2010), il prugno selvatico tende a crescere in gruppi cespugliosi e come tutte le piante selvatiche è protagonista di miti e leggende.
Il susino (prunus domestica) e l’albicocco (prunus armeniaca) venivano innestati su questa specie. L’arte dell’innesto è arte antica perché da millenni la coltivazione degli alberi da frutto si fonda su questa tecnica e non ne potrebbe fare a meno.

Fotografato sulla strada per Canate, la perduta Shangri-La della val Bisagno. A Canate il sole splende tutto il giorno perchè il paese guarda a sud ed è protetto dai venti del nord. A Canate crescono lecci, corbezzoli e olivi, e i prugni, peschi e meli sono carichi di frutti. A Canate arrivano molte strade, quella da Marsiglia e quella da Cavassolo, la scala dei millecinquecento gradini che sale da San Martino di Struppa, e la strada che scende dall’Alta Via dei Monti Liguri dalle pendici del Monte Alpesisa. A Canate non arriva l’unica strada, una strada carrozzabile, che potrebbe dare nuova vita a un piccolo paradiso.