Olivello spinoso

hippophaë fluviatilis
E’ molto frequente sulle rive del Baltico, quest’alberello diffuso anche più a sud, nel nostro paese. Lassù sul Baltico raggiunge più facilmente l’altezza massima di 4 o 5 metri, mentre giù da noi rimane arbusto, contorto e appariscente quando si copre delle tenaci bacche, rosso arancio, a grappoli. Sono commestibili, , ottime per conserve. Si legge sarebbe di gusto acidulo, ma io le ho assaggiate e le ho trovate invece piuttosto dolci. La pianta è molto resistente al freddo e deve il suo nome alla forma della foglie, che ricordano quelle dell’olivo, anche se più allungate, e alla presenza di spine rade sui rami. Il nome scientifico ha a che fare con i cavalli, non saprei perchè; ma l’aggettivo specifico si riferisce alla predilizione di questo alberello per l’acqua che ne fa un colonizzatore di terreni umidi, se non addirittura salmastri.

Erica

calluna vulgaris
Diffusa in tutta Europa, è lei l’erica per eccellenza, anche se in realtà non fa parte del genere erica propriamente detto, ma soltanto della famiglia. Una differenza sta nei fiorellini, che nell’erica hanno un calice più piccolo, mentre nella calluna il calice sembra proprio una corolla, di sottili petali rosati. E così la calluna, questa falsa erica a fioritura tardiva, colora di rosa le brughiere di fine estate. I suoi steli coriacei e le sue foglioline verde tenero e brillante, sembrano proprio quegli alberelli in miniatura che sevono per il prespe.
Con un certo stupore l’ho incontrata nel bosco di pini silvestri, ancora più rigogliosa nel clima fresco, umido e ombroso, del Nord.

Artemisia di campo

Artemisia campestris

Artemisia campestris

Specie di artemisia non molto comune in Italia, ma diffusa nelle zone fredde e temperato-fredde dell’Europa, Asia e Nordamerica. A differenza di quasi tutte le altre artemisie, non sono noti usi officinali di questa pianta

Fotografata sulla sabbia del mar Baltico, Polonia.

Cladonia

cladonia ciliata
Mi avventuro ancora una volta, temeraria e titubante, nell’incantato e misterioso mondo dei licheni (vedi 18 dicembre 2008), creature magiche, nati dalla simbiosi di un fungo con un’alga. E adattate perfettamente al bosco, alla macchia, alla brughiera, talvolta persino alla città.
La cladonia è un lichene fruticoso, cioè ramificato, gradito a renne e caribù. Sono alquanto incerta sulla specie, che tuttavia mi pare azzaccata, anche se Wikipedia non la indica presente in Polonia, ma nella regione di Berlino (immediatamente a ovest di questo bosco, che si trova vicino a Kolobrzeg, nel piccolo villaggio di Dzwirzyno), ed anche in Lituania, che si trova ad Est.

Mirtillo rosso

Mirtillo rosso

Vaccinium vitis-idaea

Di ritorno dalle sponde polacche del mar Baltico, ecco le foglie del magico mirtillo rosso nel sottobosco di pino silvestre vicino a Kołobrzeg.  La località, Dzwirzyno, ha un nome veramente impronunciabile e si è meritata il soprannome di ‘Cicino’.
Un bosco ombroso e soleggiato, di statica bellezza in ogni stagione, almeno così testimonia la mia amica Irena che abita da quelle parti e l’ha potuto godere in stagioni diverse. Quello che ha colpito me è il sottobosco morbido e liscio, ma non spoglio, anzi ricchissimo di forme aggraziate e sorprendenti, funghi, foglie, licheni, fiori appena accennati. E il silenzio tranquillo, al riparo dal mare.

Nepenthes distillatoria

Nepenthes distillatoria
La sua patria di origine è lo Sri Lanka, ma ormai è diffusa nei giardini botanici di tutto il mondo, quest’affascinante pianta carnivora provvista di una trappola a forma di cono la cui apertura colorata e ricca di ghiandole nettarifere attira i malcapitati insetti. Quando questi cadono all’interno, non riescono più a risalire a causa di peli rivolti verso il basso che li trattengono, e delle pareti scivolose. Il cono di cattura presente in questo genere di piante, ma anche nelle sarracenie come quella che ho mostrato ieri, si chiama ascidio. Nelle Nepenthes, l’ascidio è anche ripieno di un liquido ricco di enzimi in cui gli insetti annegano. E poi si dice dei gatti …

Pianta dell’orto botanico di Genova, settembre 2010.

Haemanthus coccineo

haemanthus coccineus

Haemanthus coccineus

Questo raro genere di piante viene da molto lontano, dall’emisfero australe, fra Africa e Oceania. Si possono coltivare, ma più spesso si amirano nei giardini botanici. I fiori, come in altre amarilli quali la belladonna, spuntano dal bulbo prima delle foglie, dando l’impressione di emergere dalla nuda terra.

Qui fotografato all’orto botanico di Genova, settembre 2010

Tamarindo

tamarindus indica

Tamarindus indica

Pianta tropicale della famiglia delle fabacee, i suoi fiori però non hanno la caratteristica forma papilionacea tipica della famiglia, ma si distinguono e hanno petali sottili, gialli, cinque in tutto, di cui due ridotti a setole. Originario delle savane africane, il tamarindo fu introdotto in Grecia in epoche lontanissime, verso il IV secolo avanti Cristo. Grande albero antico, sacro e venerato da molti popoli, il suo nome “tamar hindi” significa dattero indiano a cause della forma dei frutti. E dai frutti si ricava il famoso sciroppo, leggermente acidulo, dolce e rinfrescante.

Giardino botanico di Genova