Archivi categoria: fiori e foglie
Quercia di palude
Amelanchier
Fragole vere e false
Della fragola ‘vera’ (fragaria vesca) non c’è molto da dire. E’ una delle piantine più conosciute, generosa, facile da coltivare, si propaga con esuberanza e un po’ di invadenza. Inconfondibile fra primavera ed estate quando si carica dei suoi minuti, dolcissimi frutti.
Come sempre accade, se l’originale è una, le imitazioni sono tante, come la fragola verde (fragaria viridis) o la ‘fragola ‘matta’, potentilla micrantha (23 aprile 2009).
Tutte appartengono alla famiglia delle rosacee, come questa falsa fragola, un po’ più esotica delle altre, ma ancora più somigliante alla vera. Tanto che per vario tempo era stata inserita nel genere fragaria, e poi in quello tutto suo di duchesnea, in onore del botanico Duchesse. Recentemente è stata assegnata invece al succitato genere potentilla e quindi il suo nome aggiornato è potentilla indica.
L’ho vista per la prima volta l’estate scorsa nel ricco nel giardino botanico di Przelewice in Pomerania (Polonia, ahimè il sito è solo in polacco e tedesco). E l’ho ritrovata al parco Burcina, a Pollone di Biella,una settimana fa. I frutti sono davvero copie conformi delle fragole commestibili (anche se non credo che siano molto gustose). I fiori invece si distiguono per il colore giallo acceso, diverso dal bianco candido dei fiori delle fragole, una differenza che, per noi profani, è semplice ed importante.Come dice il nome, questa falsa fragola è di origine asiatica, ma è in rapida espansione in tutta Europa e anche in Italia, e non soltanto nei parchi.
Anemone coronaria
Un classico anemone da giardino che cresce da piccoli bulbi, spalancando a primavera i larghi fiori dal colore intenso e dalle forme eleganti.
Forse non mi dà la stessa emozione degli anemoni selvatici, gli anemoni bianchi (9 aprile 2009) che colorano il sottobosco prima che gli alberi mettano le foglie, o gli anemoni stellati (26 marzo 2009), straordinaria fioritura nelle radure di fine inverno. E’ comunque una magica sorpresa che sia nato da bulbi dimenticati, nel maggio 2008, in un aiuola, con questo incantevole azzurro scuro. Non l’ho più rivisto da allora, ma un pochino l’ho rimpianto.
I rododendri di Burcina
Il parco Burcina, a Pollone di Biella, contiene una collezione di rododendri unica al mondo. La fioritura del mese di maggio è assolutamente spettacoalre, due piccole vallette letteralemente coperte di grandi fiori come questi, di molti svariati colori.
Digitale
La digitale ha bsogno di poche presentazioni. Bella e infida, contiene principi attivi (glicosidi) che hanno un potente effetto cardiotonico e quindi è anche pianta velenosa perchè può indurre fatale tachicardia. Conosciuta a greci e romani come ‘aralda’ e battezzata all’inizio del 1700 a causa della forma dei fiori che sembrano ditali, le sue proverbiali doti di regolatore dell’attività cardiaca furono rivelate dalla medicina verso la metà dello stesso secolo. Dopo un lungo periodo di prove ed errori, anche per avventati dosaggi, ora la digitale non ha quasi più segreti e si sa persino che per ottenre la concentrazione massima dei glucosidi attivi occorre cogliere la pianta nel pomeriggio, perchè durante la notte essa stessa si serve di queste sostanze e quindi al mattino ne è meno ricca. La specie più usata per impieghi medici è senza dubbio questa, la D.purpurea, che tuttavia non fa parte della flora spontanea della regione mediterranea anche se vi si trova ormai inselvatichita ovunque.
Spontanea quanto basta ad essere ricercata, attraente e singolare, l’ho cacciata lungo un pendio moderatamente ripido in una valletta del parco Burcina (BI). Ne aveva altre immagini, ma non la volevo perdere.
… ancora non ho trovato un equilibrio fra le classificazioni d Cronquist e APG e mi rassegno a collocare la digitale sia nelle Scrophulariaceae (Cronquist) sia nelle Plantaginaceae (APG).
Kalmia
Ambretta
La botanica non è un scienza statica, è sempre in movimento come la natura. O forse, con un pizzico di malizia, si potrebbe dire che i botanici non vogliono annoiarsi e sono sempre alla ricerca del ‘pelo sul fiore’. Così’ ho fatto appena in tempo a imparare che tutte le vedovelle, scabiosa (13 agosto 2008), knautia o succisa (21 ottobre 2009) che siano, appartengono alla famiglia della dipsacaceae, che già me le hanno spostate nelle caprifoliaceae. Insomma, sarà meglio che mi aggiorni e mi dia regole certe.
Certo è il colore di queste ambrette, perse e svettanti in mezzo all’erba lussureggiante e verdissima del parco Burcina (Biella), lilla brillante i fiorellini a quattro lobi, violette le magiche antere appese. Non conosco il nome dell’ospite, ma credo che ci si trovasse bene.
Anche questa pianta era utilizzata, ai tempi in cui non si buttava nulla. Sarà un’interessante coincidenza, ma il mio libro di etnobotanica(1) ne menzioni l’uso ‘in minestre primaverili’, citando tale Alfonso Sella, autore di un articolo sulla ‘Flora popolare biellese’. Insomma deve essere di quelle parti, quelle pendici di Alpi pulite e ventose, quelle radure nitide, quegli orizzonti inquieti. Il nome knautia è omaggio di Linneo all’insigne botanico Christian Knauth (1656-1716). Perchè si chiami ambretta, invece, non saprei, meglio ancora di Ambra sarebbe un nome grazioso per una bambina.
(1) Paolo M. Guarrera Usi e tradizioni della flora italiana – Aracne Ed – 2006
Bistorta
L’ho fotografata un po’ da lontano, sempre al parco Burcina a Pollone di Biella, perchè era in mezzo all’erba alta, ma ero certa che fosse proprio lei. E’ una pianta di montagna, cresce sopra i 900 m almeno, e credo quindi che nel parco, che delle montagne è solo alle pendici, non ci si trovi per caso. Il suo nome più famoso è Polygonum bistorta, ma più recentemente viene sempre indicata come Bistorta officinalis. Appartiene all’originale famiglia delle poligonaceae, pianticelle che potrebbero persino apparire insignificanti, ma che racchiudono preziosi segreti. Come il grano saraceno, Fagopyrum esculentum , che si crede una graminacea, tanto che si fa mangiare sia come pane che come polenta. O le piante del genere Rheum, più noto come rabarbaro. Le foglie delle polygonaceae hanno una guaina caratteristica, detta ocrea, che circonda lo stelo alla base delle foglie. I fiori sono minutissimi e non hanno veri e propri petali, ma sepali colorati, bianchi, verdi o rosa (vedi anche la persicaria, 13 agosto 2009, e il poligolo convolvolo, 22 agosto 2009).
La bellezza della bistorta (il buffo nome deriva dalla forma della radice) si ammira meglio da lontano, quando sembra un’esplosione di luce rosata sopra l’erba spessa dei pascoli montani.
Che sia pianta officinale, il nome stesso non lascia dubbi; ma è anche commestibile ed ottima foraggera.