La cosmea o astro del Messico, da dove proviene, è una magnifica margherita annuale, sempre generosa, sempre a suo agio. I semi me li ha regalati la mia amica Irena, che la fa crescere d’estate nel suo giardino in Polonia, ma la pianta l’vevo già incontrata qui, nei giardini della Venaria Reale. Come molte altre piante, ha sofferto della calura esagerata dell’estate. Ma adesso, d’autunno, si è rifatta il look, spuntando tutt’intorno a dove l’avevo inizialmente seminata e conquistandosi una posizione di tutto rispetto. Gilles Clement, il grande architetto paesaggista, profeta del giardino planetario e maestro del terzo paesaggio, la annovera fra le erbe vagabonde alla conquista del mondo. Si potrebbe ben dire che è una vagabonda cosmica. Cosmos in greco significa ornamento, ma il cosmo è diventato l’universo, il visibile, il tutto. Dove l’astro messicano fiorisce, dai prati polacchi fino alle savane.
Corbezzoli
Più belli che buoni i frutti del corbezzolo (Arbutus unedo), maturano accanto ai nuovi candidi fiori, sull’alberello che dopo tre anni nel mio giardino è finalmente giunto a fruttificare. Secondo un cartello letto all’Orto botanico di Roma, il nome di questa pianta, unedo, significa unum tantum edo, ovvero “ne mangio uno soltanto” perché queste bacche “hanno polpa gustosa, ma contengono numerosi noduli induriti” che non invoglierebbero a farne scorpacciate. Li ho assaggiati proprio oggi, non hanno un gran sapore, e sono effettivamente pieni di semini duri. Ma sono divertenti e molto, molto colorati.
vedi anche i post nel vecchio blog:
10 ottobre 2008 e 23 novembre 2009 –
Quercia rossa
Le grandi quercie americane, dette rosse per via del colore autunnale delle loro foglie, sono in realtà di tre specie, Quercus palustris, Quercus rubra e Quercus coccinea. Dovrei approfondire le differenze per identificare con esattezza quale delle tre specie è questa, fotografata nello splendore della sua tinta novembrina, non troppo lontano da casa, presso la scuola elementare di Sant’Eusebio . Da alcune caratteristiche (foglie profondamente incise, rami un po’ verdi e un po’ rossi), propenderei per Quercus coccinea, anche detta quercia scarlatta (confronta anche questo sito). Nel parco di questo complesso scolastico sono presenti alberi interessanti e rigogliosi, come l’acero giapponese (9 dicembre 2008) e il biancospino.
Artemisia canforata
Questa artemisia non è molto diversa per aspetto e portamento da molte altre artemisie (assenzio e dragoncello, vedi 27 luglio 2008, artemisia di campo e artemisia selvatica), ma ha un’odore così intenso di canfora che mi è venuto in mente di usarla negli armadi come efficace antitarme. Secondo i trattati di botanica si chiama Artemisa alba (Artemisia camphorata è un sinonimo) ed è una piccola pianta erbacea, spontanea in tutto il territorio italiano. Questo esemplare, che ho acquistato per curiosità a una fiera, è diventato immenso e sovrasta pericolosamente non soltanto il rinato aneto e le nuove timide piantine di prezzemolo autunnale, ma perfino due grossi cavoli broccoli che ho messo a dimora nell’aiuola poco sotto.
Camptotheca
Pianta originaria della Cina, contiene un alcaloide, la camptotecina, che ha importanti proprietà antitumorali.
La prima pioggia dell’estate
Quasi inaspettata, anche se la desideravamo da giorni, è arrivata la pioggia, abbondante e gentile. In quest’estate umidiccia, di cielo opaco e tramonti velati, un po’ di pioggia vera rasserena, anche se in fondo la pioggia fa sempre un po’ autunno.
Le rose rugose hanno terminato la fioritura e adesso sono coperte di grappoli di bacche (cinorrodi) rosso aranciato. Queste rose, originarie dell’estremo oriente, ma importate in Europa già nel XVIII secolo, sono fra le più commestibili. Dai petali si prepara lo sciroppo e dai frutti si può fare una ottima marmelalta, anche se l’operazione è un po’ laboriosa perchè le bacche contengono moltissimi semi e soprattutto piccoli peli pungenti e orticanti che vanno assolutamente eliminati. Per lo sciroppo invece basta, si fa per dire, spazzolare tutti i petali, uno per volta, perchè lavandoli si disperde il profumo.
Il nome rugosa deriva dall’aspetto delle foglie, verde brillanti e solcate da solche e nervature pronunciate. Gia incontrata in Polonia, qui, me ne sono innamorata e ne ho messe già due in giardino.
Fiori di Martynia
Dai semi acquistati a Paderna, sono nate tre robuste piantine dalle ampie foglie pelose. Le foglie sono appicicose e abbastanza maleodoranti, ma i fiori hanno un profumo più aggraziato. La pianta viene spacciata come semi-carnivora perchè moschini e zanzarine rimarrebbero appicicate alle sue foglie. In realtà non sembra per nulla aggressiva e non ha i curiosi movimenti delle piante carnivore. La sua caratteristica più singolare sono i suoi bacelli, commestibili da verdi e a forma di uccellino quando sono secchi. Li ho già mostrati qui. Adesso vediamo se riesco a ‘produrli’…
Cilantro
Il nome italiano sarebbe coriandolo, oppure prezzemolo cinese. Ma da quando ho scoperto questo nome spagnolo di cilantro, mi pare che gli si addica molto di più; per lo meno nessuno lo confonderà più con i pezzettini di carta colorati che si tirano a Carnevale.
Il cilantro è un prezzemolo dal sapore esotico e leggermente piccante. E’ una pianta annuale che fa graziose ombrelle bianche e semi tondi come pisellini, anch’essi utilizzati in cucina per aromatizzare vari piatti.
Basilico greco
Piccole foglie e aspetto di minuscolo cespuglio, il profumo è quello inconfondibile del basilico. Si può usare come il basilico comune, ma la mia è una pianta così piccina che strapparle anche una sola foglia mi parrebbe un peccato. Raccoglierò i semi, e sono curiosa di vedere come crescerà. Sarebbe bello usarlo per bordare l’aiuola, una piccola striscia di microcespugli rotondeggianti, dal verde tenero e gustoso aroma.
Echinacea
Ecco dunque le mie piante di echinacea, stupenda asteracea dalla grandi virtù officinali. Le due più grandi (immagine a sinistra) vengono da un vivaio della Val d’Aosta e le ho acquistate alla fiera di Lucca alla fine di marzo di quest’anno. Ma è la più piccola (sopra e sotto) la pianta del miracolo. L’avevo comprata, quasi un regalo, alla fine di settembre 2011 da una piccola azienda erborista di Giusvalla (Savona). Nel vasetto, accanto alle foglie di echinacea, c’era una piantina di non-ti-scordar-di-me (Myosotis) che nessuno, nè la venditrice nè io, aveva avuto il coraggio di estirpare. Per qualche tempo sembrava che le piantine crescessero insieme, ma le dure gelate di febbraio le avevano schiantate. All’inizio della primavera era ricresciuto un rigoglioso e verdissimo cespuglio, dalle foglie allungate e pelosette. Si trattava tuttavia del non-ti-scordar-di-me che aveva preso il sopravvento e si era anche moltiplicato, mentre l’echinacea sembrava scomparsa. Terminata la fioritura del non-ti-scordar-di-me, quando ormai avevo da tempo perso le speranze di rivederla, tanto che me ne ero procurata altre due piante, ecco che nel centro del cespuglietto quasi secco spunta un energico germoglio, lungo e affusolato, inconfondibile echinacea. Estirpato il non-ti-scordar-di-me, ormai al termine del suo ciclo e che comunque si era ampiamente riprodotto, ecco la mia terza echinacea, finalmente fiorita.
Nel frattempo, è doveroso aggiungere, il piccolo non-ti-scordar-di-me non solo è sopravvissuto, ma ha colonizzato l’aiuola, anzi l’intero giardino.