Nel folto del prato, in mezzo a una rigogliosa fioritura di trifoglino irsuto (lLotus hirsutus) scopro un trifoglio che non conoscevo, il trifoglio rosseggiante. L’infiorescenza è piramidale e poi quasi cilindrica alla maturazione. Il colpo d’occhio è una certa somiglianza, visiva, e certo solo per profani, con lo scovolino per bottiglie (bottle brush) del Kallistemon (29 settembre 2008). Rosseggia davvero, e non passa inosservato, nè all’occhio umano, nè a quello, certo a lui più gradito, dei visitatori e impollinatori.
Gallinetta comune
Quattro passi appena sottocasa, lungo via alla Chiesa di San Giorgio di Bavari e scopro una varietà di fioriture che soltanto quest’inizio di giugno, magari apparentemente tardivo, umido e sonnolento, ma sempre lussureggiante, può regalare. Qualche specie nuova riesce sempre a sorprendermi. Come questa gallinetta, il cui nome latino significa qualcosa come ‘che odia essere calpestata’, che ‘non deve essere calpestata’, come se alle altre piante piacesse …
Non conoscendola, avevo pensato a una Linaria (13 giugno 2008), di cui ha le foglie appuntite. Ma i fiori, di un dolcissimo colore lilla, sono privi del caratteristico sperone, e invece assomigliano molto a quelli della bocca di leone (26 settembre 2009), con cui fino a poco tempo fa, condivideva anche il genere; si chiamava infatti Antirrhinum orontium. L’interesse per la botanica richiede davvero aggiornamenti continui, ma non a vanvera, perchè correlati a progressi dell’analisi genetica ed evolutiva. Le piante del genere Misopates, Linaria, Antirrhinum, ma anche la più famosa Digitalis, venivano fino a poco tempo fa classificate fra le scrophulariaceae (vedi Scrofularia), mentre il moderno APG III le colloca nella famiglia delle plantaginaceae.
ps — il blog riprende in sordina, ma con tanto impegno a recuperare il tempo perduto —
Paeonia
Nell’ultima settimana nel mio giardino è accaduto un piccolo miracolo. Dopo tanta attesa e un po’ di suspence, anche i fiori della seconda peonia sono sbocciati.
Avevo acquistato la radice nuda tre anni fa e nonostante la profusione di fogliame non l’avevo mai vista fiorita. Questa fioritura è stata dunque il più bel regalo di questa fresca, umida e dolcissima, primavera.
La paeonia lactiflora è una specie di peonia erbacea è di origine asiatica, molto profumata, generosa e attraente. I petali più esterni sono rosa mentre all’interno del fiore si apre una rosa di petali bianchi.
Atreplice biondo
Atreplice biondo lo aveva chiamato il cortese signore dell’Associazione Kokopelli che mi ha regalato i semi di questo spinacio un po’ selvatico alla fiera Frutti antichi di Paderna. In italiano si chiama spesso atriplice, più simile al nome scientifico, atriplice degli orti.
La specie coltivata è in genere a foglie rossicce, ma questa varietà viene chiamata ‘biondo’ proprio perché le sue foglie astate sono verde chiaro tendente al giallo. E’ commestibile, ha il sapore degli spinaci, adatto a minestre e frittate.
Fiori del Sedum
Bel regalo per il compleanno di Luca, oggi i fiori del Sedum burrito (vedi anche 15 gennaio 2011) in fondo ai lunghi rami rigogliosi di foglie cicciottelle. Ogni foglia caduta sul terriccio dà origine a una nuova, minuscola pianta. Ma cresce assai lentamente. Viceversa gli steli che facilmente si spezzano radicano in acqua molto rapidamente e in breve si può ottenere una seconda pianta.
Sullo sfondo, sfuocate, le foglie del Senecio rowleyanus, il senecio a collana (vedi 16 novembre 2009), che però fiori, ahimè, non ne ha mai fatti.
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Papaveri
Il rosolaccio e il sonnifero (dovrebbe essere proprio lui il vero papavero da oppio) insieme nelle distese fiorite che costeggiano la SS1 Aurelia, fra Grosseto e Livorno. L’identità è sempre incerta, ma il contrasto dei colori e delle forme affascinante. Correndo con la macchina, mi sfuggivano sul bordo della strada distese rosa violetto spazzate dal vento. Le sfumature e la forma delle foglie mi suggeriscono che quello rosa sia Papaver somniferus, mentre il rosso intenso del secondo mi ricorda Papaver rhoeas.
Ne approfitto per correggere un possibile errore fatto qualche anno fa quando identificai il papavero nato nel mio giardino (vedi 24 maggio 20008) come P. rhoeas. Più probabile si trattasse di Papaver dubium anche detto papavero a clava, che ha i petali di un colore meno scarlatto.
Gladiolo
In campagna i gladioli si coltivavano ai margine degli orti d’estate, ma soprattutto per reciderli e ornarne le statue religiose nelle processioni. Questo gladiolo dei campi è molto più delicato, grazioso ed elegante di quei fiori vistosi, rossi, gialli, arancione, e bianco che a mazzi abbelliscono le effigi della vergine assunta o dei cristi luccicanti di ori. Più grande e precoce del selvatico gladiolo reticolato (22 luglio 2009), si accontenta del suo colore naturale, un rosa lilla squillante e raffinato.
Fotografato nei giardini di Villa d’Este a Tivoli
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Scilla campanulata
Le appariscenti foglie in primo piano sono di Hosta, una pianta apprezzata per l’ornamento delle sue foglie, a nervature finemente disegnate, verde acceso o variegato. Anche l’hosta fiorisce, prima o poi, ma questi fiori appartengono a una scilla campanulata, nome corrento Hyacinthoides hispanica, in un insieme senza soluzione di continuità che solo la primavera può creare. Le campanelle spagnole, “Spanish bluebell” in inglese, non sono campanule, ma monocotiledoni simili ai gigli, o meglio alle scille propriamente dette (vedi anche 11 marzo e 16 aprile 2009) e, come le Hosta (vedi qui foglie e fiori), appartengono secondo APGIII alla famiglia delle asparagaceae .
L’aiuola si trova nel giardino di Villa d’Este a Tivoli, fra sgorganti fontane.
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Escolzia
Ancora a Ninfa, nel pieno delle fioriture di primavera, fra aquilegie e giaggioli, geranei selvatici, iris e giacinti, rose e peonie, ecco l’escolzia o papavero della California. Si trova in quel giardino roccioso o ‘colletto’ che fu curato personalmente e con attenzione particolare da Lelia Caetani, la vera dea e nume tutelare del giardino di Ninfa. E in mezzo ai fiori più belli, l’escolzia non sfigura di certo, con le sue corolle giallo arancio, lucide e luminose. Importata dal paese di origine che le ha dato il nome nel XIX secolo come pianta ornamentale, ha virtù officinali di calmante per la presenza di ipnotico naturale che favorisce il sonno e protegge da ansie e incubi notturni.
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Le gunnère di Ninfa
Pianta amazzonica, amante dell’acqua, dalle gigantesche foglie che crescono con la stagione, e forse non avevano ancora raggiunto l’apice della loro estensione in questo limpidissimo 25 aprile, nel giardino di Ninfa. Capolavoro indiscusso dell’arte del giardino, favorito da un microclima meravigliosamente dolce, Ninfa è una visita magica e indimenticabile, che ripaga della lunga attesa, sotto il sole e nella folla, che sembra non finire mai. Su questo luogo sono state scritte molte parole e tessute infinite lodi, mi pare superfluo aggiungerne altre. Chiuque lo visiti, con lo spirito e lo sguardo ben disposto, non ne rimarrà deluso.
Sulle rive verdissime del rio Ninfa, questa colossale pianta apre felice le maestose foglie, protetta, come tutte le altre sue sorelle, dalle gentili rovine della storia.
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