Di nuovo le camelie …

Camellia hiemalis 'Kanjiro'

Eccoci all’abituale appuntamento con le camelie, mentre si avvicina l’inverno. Un doveroso ringraziamento alla stupenda fioritura che mi ha regalato la più precoce, camellia hiemalis, da un mese ormai letteralmente coperta di corolle. Ma anche l’altra si preannuncia generosa.

guardate il post precedente e tutti gli altri riferimenti.

Ortensia quercifolia

hydrangea quercifolia
Non sono più molto assidua in questo blog, ma oggi mi fermo un momento per mostrare, con stupore e un po’ di malinconia, i colori dell’autunno. Magico il bruno rossiccio delle foglie della mia nuova hydrangea quercifolia (25 settembre 2009), che sembrano abbronzate, ancora verde brillante le zone riparate dalla luce.
A presto un grande ritorno, quando le urgenze che oggi mi portano altrove si allontaneranno.

La stagione delle bacche: sorbo montano

Sorbus ariaDa tanti anni lo conosco e d’estate lo avevo già mostrato (8 settembre 2008), un alberello che trasmette la sensazione inebriante di aria libera, frizzante e leggera. Aria di montagna. Cresce spesso sui pendii e sui crinali, fino alle coste più esposte al vento, con le sue foglie larghe, nervose e sfrangiate, grigio verde da una parte e argentee e pelosette dall’altra. Difficile non riconoscerlo. Il frutto è una piccola sorba, povero, ma commestibile, tanto che l’albero venne anche detto farinaccio perché le piccole bacche, disseccate e ridotte in polvere, venivano consumate mescolate al pane. Potenza della fame. Oggi neppure i frutti del sorbo domestico, che sono un po’ più grandi e succosi, godono più di alcuna considerazione alimentare. Eppure certi sapori meriterebbero di essere riscoperti.

Dei sorbi ho parlato anche in questa pagina.

Pino mugo

Pinus mugo
I pini sono piante pioniere, colonizzatrice di ambienti difficili e aspri, resistenti a tutte le intemperie e le avversità del clima, compreso siccità e povertàa del suolo. Sono gli alberi più resistenti, più sobri, e anche i più longevi. Per tutte queste caratteristiche, i pini sono stati scelti nei secoli passati, unitamente ad altre conifere, per le operazioni di rimboschimento che si ritenevano necessarie in aree impoverite di alberi a causa di calamità naturali o sfruttamento umano. Questo tipo di rimboschimento ha creato sulle nostre colline ambienti diversi da quelli originari e, talvolta, quasi innaturali. Non sempre i pini, ma anche gli abeti, messi a dimora da queste frettolose opere di rimboschimento, crescono belli e felici, tant’è vero che in tempi più recenti questi tipi di rimboschimenti sono stati aspramente criticati e pesantemente ridimensionati. Tuttavia oggi viene anche riconosciuto che l’impianto di questi alberi tenaci permette nel tempo la ricostituzione di un bosco naturale, fatto di latifoglie, molto più esigenti dei pini stessi, favorendo la formazione di una nuova copertura forestale spontanea.
Sono abbastanza convinta che questi pini che crescono sulle pendici dell’Appennino genovese, molto vicino in linea d’aria al mare, qui in particolare presso Praglia, siano stati messi a dimora in queste piane, occupate per lo più da erbe e arbusti bassi, e, come alberi da sorbo montano e qualche salicone.
Il pino mugo, un piccolo albero a portamento quasi sempre arbustivo, spesso prostrato, è una pianta dalla resistenza eccezionale, capace di crescere su pietrisco e detriti della montagna, consolidando i terreni più instabili.

Carlina raggio d’oro

carlina corymbosa
Nell’arido sottobosco di novembre, si elevano gli irsuti capolini della carlina, secchi, ma ancora a loro modo fiammeggianti. Intoccabili, in ragione delle spinosissime foglie.
Il nome di questo fiore si vuole derivi da Carlo Magno, che la leggenda vuole abbia usato queste piante contro la peste, oppure, più prosaicamente, significa semplicemente ‘cardina’, cardoncella ovvero piccolo cardo. Qualsiasi sia la vera origine di questo nome (ovvio che io preferirei Carlo Magno), questo è un po’ il ‘mio’ fiore, perchè mi chiamo Carla, detta Carlina quando ero bambina, sono nata in novembre, anzi proprio il giorno 2, cioè oggi, e so di essere un tantino spinosa.

Vedi anche 19 agosto 2009. La specie C. acaulis (vedi 16 agosto 2008) è ricercata per composizioni ornamentali.

Enagra

oenothera sp

Una fioritura spavalda, sulle sponde del torrente Polcevera, popolato da germani reali e aironi bianchi (vedi foto sotto). Questa pianta, di origine americana, ma ormai naturalizzata in tutta Europa (vedi anche l’enagra incontrata in Germania) raggiunge l’altezza di un metro e sfoggia appariscenti fiori gialli. Le sue brillanti corolle sono molto più difficili da fotografare da distanza rispetto alle rigide silhouette delle infiorescenze di lisca mostrate ieri, il colore sfuma e sfugge e i contorni si sfuocano.
Il genere Oenothera è comune, ma identificare la specie è assai complicato, e anche controverso. Per questa volta davvero non mi sbilancio.

casmerodius albus