Chara

chara sp
Sul bordo della strada, dove cresce l’ononide bacaja, dentro una fontana in cui scorrono acque fresche e si attardano i muschi, un’alga verde che racconta storie che le piante superiori non possono raccontare. L’ordine è quello delle Charales, le parenti più strette delle piante terrestri e questa flessuosa creatura potrebbe essere chara globularis, alga d’acqua dolce di facile rinvenimento.

Dicentra

dicentra spectabilis
Forse non è così evidente da questa fotografia, ma è a causa della singolare forma dei fiori che questa pianta viene chiamata ‘Cuore di Maria’. Viene dall’estremo oriente e appartiene alla famiglia della papaveraceae, mostrando alcuni tratti di somiglianza con la fumaria(8 maggio 2008 e 18 aprile 2010; in certe pagine vedo infatti che veniva inserita nella non più accreditata famiglia delle fumariaceae). Le foglie, soprattutto, leggere e grigio verdi come fumo e i fiori, tubulari e reclinanti.

Ononide bacaja

ononis natrix
Una fabacea dai fiori gialli che non è una ginestra, e neppure un lotus … il nome ononide, scientifico ononis, ha a che fare con gli asini, erba degli asini o erba che puzza d’asino. Chissà. Certo non c’è molto da dire sull’utilità di questa pianta, anche se alcune specie possono essere foraggere (non per niente siamo nella nobile famiglia di trifogli e erbe mediche). Affascinante in questa stagione il giallo intenso delle corolle e le striature rosso carminio che ne attraversano i petali. Singolare davvero questa abbondante fioritura tardiva (la pianta normalmente fiorisce nei mesi di giugno e luglio), scoperta sul bordo della strada che porta a Brugnello, spettacolare borgo a picco sul Trebbia nel comune di Corte Brignatella (PC).

Stevia

stevia rebaudiana
Questa modesta pianticella delle asteracee, qui ancora priva di fiorellini (peraltro abbastanza insignificanti), neppure molto attraente, sta vivendo il suo momento di gloria. In realtà di fama ne aveva già conquistata parecchia da molti anni, come salutare sostitutivo dello zucchero, privo di qualsiasi controindicazione. Usata come dolcificante nella sua zona d’origine, l’America del Sud, è sempre stata ricercatissima, ma bandita dall’Unione europea fino all’anno scorso per scrupoli nei confronti dei suoi componenti attivi, la rebaudiosite A e la stevioside, in dubbio di cancerogenicità. Ora i principi attivi sono stati assolti e la pianta ha fatto il suo ingresso trionfale nel mercato vivaistico. Credo non ci fosse venditore di piante alla fiera annuale Frutti antichi di Paderna (PC) che non proponesse la stevia. E il successo non è mancato di certo dato che è sufficiente assaggiarne una fogliolina per rendersi conto che è davvero molto molto dolce. Per il resto, che non abbia nessun effeto collaterale (diabete, apporto calorico, carie ecc) bisogna crederci, e magari io pure ci credo. Ma non l’ho comprata. Purtroppo è una pianta che non sopporta il freddo e non sopravvive all’esterno nei nostri climi. E a dirla tutta, nonostante le controindicazioni, come dolcificante naturale preferisco il miele di castagno.

Erythrina laurifolia

erythrina laurifolia
Piccolo albero sudamericano (ma può crescere addirittura fino a 10 metri in condizioni propizie), è fra le specie del suo genere più resistenti alle intemperie e agli estremi della temperatura. Gli americani del Nord lo chiamano ‘albero del corallo’ e i suoi magnifici fiori porporini sono il simbolo della nazione in Argentina e Uruguay.
Queste piante che vengono da così lontano sono abbastanza comuni come ornamentali sui lungomari della riviera ligure. Avevo incontrato una sua parente, E. falcata, ai parchi di Nervi (Genova) nel dicembre 2010, ma la stagione era troppo avanzata per trovarla fiorita.

 

Questa l’ho fotografato sul lungomare di Piani di Celle Ligure (Savona).

Eliotropio selvatico

Heliotropium europaeum

A differenza del suo esotico parente Heliotropium amplexicaule, a cui peraltro assomiglia molto, questa piccola borraginacea è comune, come dice il nome, nei nostri climi casalinghi e temperati. E diffuso ovunque, dal mare alla collina, nelle radure aride e negli incolti avari. Come il suo parente esotico, è pianta velenosa, ancorchè officinale e, secondo la leggenda, di grandi misteriose virtù. Il suoi fiorellini sono graziosi, ma candidi, e forse per questo meno attraenti di quelli dell’esotico. Qui scovato sul litorale di Celle Ligure, una scarpata asciutta e polverosa, ma ricca di fioriture tardive.

Heliotropium europaeum