Colpita dal suo stupendo colore, ho rubato una talea a un cespuglio di ortensie che cresce presso il distributore di metano giù in val Bisagno. Ora, senza nulla togliere alle altre, è la mia ortensia più bella.
Clematide ‘Crystal fountain’
Uno degli ultimi arrivi nel giardino. Mentre sua cugina ‘Nelly Moser’ (vedi 12 maggio 2008) ha terminato la fioritura per il momento, lei sfoggia la prima corolla quasi sbocciata nella sua nuova collocazione. Era stata acquistata piena di fiori (con un’etichetta che la qualifica com ‘Regal Fountain’, varietà che dovrebbe equivalere a ‘Crystal fountain’), ma solo adesso davvero dimostra che è contenta di essere arrivata a casa.
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Camomilla
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Salvia sclarea
E’ una delle salvie più imponenti e decorative ed è cresciuta velocissima da una piccola piantina acquistata alla fiera ‘Erba persa’ di Santa Margherita Ligure il giorno di Pasqua (8 aprile). I fiori sono grandi bocche azzurro lilla, disposti in lunghe infiorescenze, le foglie vaste, ruvide e vellutate. Anche detta salvia moscatella o erba moscatella, viene usata come pianta aromatica e anche officinale. Purtroppo mi dicono sia bienne quindi credo di averne comprato un esemplare già al secondo anno. Questo vuol dire che da seme per averne un’altra così dovrò attendere il secondo anno dalla semina. Poco male, quest’anno ho deciso che in giardino mi piace un certo cambiamento.
Aggiornamento:la salvia sclarea non si fa molto desiderare. E’ possente e invadente, intensamente profumata, inebria e monopolizza. In due anni in cui ha occupato un’aiuola, ho raccolto un etto di semi, ma penso che li conserverò in archivio, per ricordo. Tanto a propagarsi ci pensa da sola…
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Ligustro
Questo piccolo albero, o arbusto, spesso coltivato in siepi, assomiglia al suo cuginetto più imponente, Ligustrum lucidum (fiori e bacche nel post del 16 dicembre 2008) . Però il L. vulgare è spontaneo nei nostri ambienti, mentre il cugino viene dall’estremo oriente.
A dispetto del suo crescere spontaneo, ho fotografato questa bella pianta in un grande vaso, in una piazzetta di fronte all’antica chiesa di Bussana vecchia, il magico borgo di artisti che ha ripreso vita sulle macerie del terremoto del 1887.
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Senecio vagabondo
Sulla copertina del mio nuovo libro ‘cult’ “Elogio delle vagabonde (Erbe, arbusti e fiori alla conquista del mondo)” del grande e sempre controverso Gilles Clèment c’è solo un piccolo fiore, fra erbe dorate, contro il cielo limpido e sterminato. Un fiorellino da niente, stelo rossiccio e eretto, foglie grassocce, capolini gialli.
E’ proprio il senecio comune, Senecio vulgaris (8 febbraio 2009), una delle piante più tenaci e onnipresenti della nostra terra. Fiorisce dodici mesi l’anno e non ci sono ambienti che gli resistono. Il genere senecio è vastissimo e comprende specie convenzionali, come appunto S.vulgaris e specie bizzarre, come il S. rowleyanus, il senecio a collana (vedi 16 novembre 2009) che tutto farebbe pensare meno che a una margherita gialla (possiedo la pianta da diversi anni, ma confesso che, ahimè, non l’ho ancora vista fiorire).
Fra le specie importate, noto è il S.inaequidens, specie sudafricana, che si è diffusa molto velocemente nel Nord Italia e si è già conquistata una pessima reputazione, invadente, tenacissima, soppianta ogni pianta autoctona, tossica per il bestiame e chi più ne ha più ne metta. Molto affine sembra questo S.pterophorus, anche lui di origine sudafricana, entrato in Europa dalla Spagna e da Barcellona verso la riviera. Era veramente una presenza dominante sulle colline alle spalle di Imperia, ieri 8 giugno, durante una breve escursione fra Dolcedo e Sanremo. Non lo conoscevo e sarebbe facile confonderla con S.inaequidens. Ma non è lei, le foglie sono diverse, il portamento ancora più invadente, se possibile. Grazie all’insostituibile aiuto della squadra di actaplantarum, l’invasione gialla delle colline imperiesi oggi ha un nome.
Ortensia a foglie di quercia
Orzo selvatico
Ovunque nei prati, anche nel mio giardino, lo taglio e ritorna, spiga più verde del verde.
Le graminacee, il cui nome preciso è poacee, mi incutono un certo timore, riconoscerle non è impresa da poco, ma queste spighe sono troppo familiari per nascondere qualche insidia … almeno spero.
Parente povero, e molto meno commestibile, del mitico orzo Hordeum vulgare, uno dei cereali più antichi nell’alimentazione umana, il suo nome latino significa orzo dei topi, magari perchè i topi, che si cibano abitaualmente di cereali, non ne disdegnano i semi.
Rosa di San Giovanni
San Giovanni è ancora lontano (ma non poi tanto a ben pensare) e già i pendii ombrosi sono coperti di rose, che aprono le loro luminose corolle bianche, confondendosi nella lontananza con i cisti (cisto femmina cistus salvifolius, 6 maggio 2009). Ma mentre i cisti formano cuscinetti e hanno fiori compatti, bianchissimi, con il centro sempre giallo oro, le rose sono arrampicatrici, ricadenti, vagabonde. Il fiore fresco ha un centro giallo, con la caratteristica colonna stilare sporgente al di sopra degli stami; ma invecchiando le antere si fanno brune e il centro del fiore diventa scuro. Fra le decine di foto scatate, ho scelto un giovane fiore, un po’ solitario, adagiato sulla roccia.
Lino minore
Magici i fiori del lino, impalpabili e preziosi nella loro delicata forma perfetta. Il lino minore è uno dei fiori più minuti della famiglia, di cui il più famoso esponente, linum usitatissimum, è certo da annoverarsi fra le piante che hanno contribuito all’esistenza delle creature umane. Non soltanto per la mitica fibra tessile che ci ha vestito e coperto per millenni, ma anche per le sue proprietà medicamentose e l’olio che se ne estrae.
Viceversa la maggior parte delle altre specie di linum sono prettamente piante ornamentali che se mai possono essere impiegate nei giardini. E davvero sorprende la loro modesta bellezza, che riscopro ogni volta che faccio la conoscenza di una specie nuova.
Vedi anche
lino selvatico, 17 maggio 2009
lino malvino , 7 giugno 2009 e
lino campanulato