La parte commestibile di questo singolare albero di origine asiatica sono i piccioli rigonfi che reggono i frutti, piccoli e coriacei, e decisamente non eduli.
Giardino botanico di Genova
settembre 2010
Melaleuca
Sia il nome che la forma evocano terre lontane. E da più lontano non poteva venire questa pianta che fa parte della vegetazione australiana, precisamente dall’Australia sud orientale, la regione di Sidney, o Nuovo Galles del Sud. Le piante del genere melaleuca assomigliano molto al Callistemon (‘bottle brush’ o spazzolino per bottiglie, vedi anche 29 settembre 2008) e sono ricche di proprietà medicinali e officinali.
Villa Hanbury, agosto 2010
Duranta erecta
La duranta è un arbusto americano, molto ornamentale, che unisce alla bellezza del fiorellini di un pallido lilla, quella delle bacche, arancio brillante, ormai dominanti in questa stagione.
Un altro ricordo dell’indimenticabile visita a villa Hanbury dell’agosto 2010 e ritrovata nel novembre 2015 presso il giardino botanico di Palermo
Questa pianta, che era abbastanza sconosciuta fino a qualche anno fa, tanto da non essere molto menzionata nei libri di botanica e giardinaggio, sta diventando piuttosto comune e ricercata, anche perchè sta guadagnando la fama di essere abbastanza tollerante ai rigori del clima. Tuttavia non mi fiderei troppo, tropicale è e tropicale rimane, e da il suo meglio in regioni decisamente miti, come la Sicilia.
Ibisco
Uno dei tanti magnifici ibischi incontrati nel giardino botanico di villa Hanbury, agosto 2010.
Heliotropium amplexicaule
Durante la visita a villa Hanbury nell’agosto 2010, avevo raccolto da terra alcuni semi di questa graziosa pianta tappezzante. Li ho seminati in primavera e sono germogliati quasi subito; però quando stavo per sistemarli a dimora in vasi più ampi, leggo che la pianta, sotto i timidi e graziosi fiorellini, nasconde un temperamento infestante ed è per giunta tossica per il bestiame erbivoro. Originaria del Sud America, è avventiziata in molti luoghi della nostra penisola (ma non in Liguria) e nota con il nome comune di eliotropio purpureo. Ammiro la graziosa fioritura, ma non vorrei mai sentirmi responsabile della diffusione di una pianta potenzialmente nociva. Ho finito per rinunciare a coltivarla e me la godo solo in fotografia.
Veratro
Per oggi ritorno nei miei boschi per una pianta assai comune e di aspetto particolare. E’ il veratro, sinistra pianta del sottobosco che ammalia con le maestose foglie, perfettamente ellittiche, dalle venature pieghettate in una impeccabile simmetria, alternate sugli steli lisci. Foglie che ricordano quelle della genziana maggiore, Gentiana lutea, se non fosse che questa ha foglie opposte. Meglio ricordare questa differenza, perchè il veratro è una pianta molto tossica, mentre la radice della genziana viene usualmente impiegata nella preparazione dei liquori. Il Veratrum album, che si distingue anche per la pelosità delle foglie nella pagina inferiore, viene anche chiamato Veratrum album L. subsp. lobelianum, o semplicemente il Veratrum lobelianum.
L’ho incontrato molte volte nel sottobosco, questa volta vicino a quell’uva di volpe, anch’essa attraente e velenosa, con cui condivide la famiglia, le melanthiaceae. La prima immagine è quella di una pianta ormai avvizzita, le larghe foglie strappate, lo stelo eretto soltanto per sostenere i semi fino in fondo alla maturazione. Qui a fianco invece le grandi foglie verdissime nel sottobosco di giugno.
Leucophyllum frutescens
Rigogliosa fioritura per questa pianta della famiglia delle scophulariaceae e di origine messicana. Può essere coltivata nei giardini soleggiati e caldi e talvolta è persino sfuggita alla coltivazione in qualche città del Sud. Qui siamo sempre a villa Hanbury dove raramente il sole manca.
La famiglia delle scophulariaceae è stata decimata da APGIII che ha spostato bocche di leone (26 settembre 2009), linarie (13 giugno 2008) e digitali nelle plantaginaceae. Che fine abbia fatto il leucophyllum non sono certa, ma credo che sia rimasto con la titolare scrofularia, figwort in inglese.
Uniola latifolia
Imperdibile poacea americana, sempre a villa Hanbury. Un’erba molto attraente e tollerante, in inglese si chiama river oat, ovvero avena di fiume.
Aloe camperi
Da oggi comincerò una serie di piante più o meno esotiche che ho fotografato in questi ultimi anni in giro per giardini botanici, ma principalmente a villa Hanbury nell’agosto del 2010.
Questo post è dedicato a tutti quelli che pensano alle aloe soltanto come mitiche piante medicinali e non ne conoscono i i fiori. Anche se questa splendida fioritura dell’aloe camperi avviene in un luogo molto particolare come la villa Hanbury, molte aloe più semplici e domestiche fioriscono docilmente ogni anno, per esempio l’aloe variegata, di cui ho mostrato i fiori il 30 maggio 2009
Le aloe appartengono all’astrusa famiglia delle xanthorrhoeaceae, che secondo il nuovo sistema di classificazione APG III (Ottobre 2009) ha inglobato le asphodelaceae (famiglia in cui erano precedentemente inserite le aloe) e le hemerocallidaceae. Questa famiglia prende il nome da una pianta australiana, la xanthorrhoea appunto.
A destra invece la fioritura di aloe lateritia, che mi ricorda una simile fioritura vista nel parco della Venaria Reale di Torino, ma in quel caso ignoro di che aloe si trattasse.
Bistorta amplexicaule
Ringrazio la mia amica Daniela che mi ha permesso di mostrare una sua fotografia sul mio blog. Così rompo un poco la monotonia delle spontanee dell’Appennino con una pianta un po’ esotica e una po’ particolare.
Si chiama anche polygonum amplexicaule o persino persicaria amplexicaule, ma è sempre lei. Una poligonacea perenne, con alti fusti e strette foglie cuoriformi che abbracciano il fusto. I fiori sono pannocchie di stelle rossicce che si allungano in mezzo alle foglie. Credo sia di origine americana e da noi, mai spontaneizzata, cresce generosa e tappezzante nei giardini soleggiati.
La fotografia è stata scattata nel Giardino della Vergini all’Arsenale di Venezia.