Tempo fa mi chiedevo perchè il clerodendro ha questo nome, albero o pianta del destino o della buona sorte. Si tratta, è facile intuirlo, di una pianta sacra, usata in oriente, di dove è originaria, nelle cerimonie religiose. Mi convince assai meno l’interpretazione che farebbe risalire il nome all’azzardo che c’era nell’utilizzare questa pianta, dato che alcune specie sono tossiche ed altre officinali. Questa circostanza peraltro è vera per molti generi di piante, commestibili e nutrienti, o indigeste e tossiche a seconda della dose di certi componenti (vedi per esempio la patata).
Il genere Clerodendrum comprende alberi d’alto fusto, ma anche arbusti più modesti, come questa specie ornamentale, che è assai esuberante e robusta, anche se sensibile alle gelate. Tutte le specie hanno fiori a forma di piccole stelle, prepotentemente profumati e riuniti in infiorescenze a ombrello rotondeggianti. Fiori che attirano le farfalle e anche, dove ci sono, i colibrì. Clerodendrum bungei, ovvero clerodendro di Bunge (insigne botanico russo-germanico), ma volgarmente detto clerodendro cinese, non fa eccezione, anche se, a differenza dei fiori, le foglie sprigionano al contatto un odore pungente e sgradevole e la pianta è conosciuta anche come C. foetidus.
Clerodendrum appartiene alla famiglia delle Lamiaceae, ma talvolta viene assegnato alle Verbenaceae, tanto che nel dubbio io le ho indicate entrambe.
Fotografato nell’agosto di qualche anno fa, vicino a San Desiderio, Genova.