Alchemilla

Alchemilla vulgaris

Alchemilla vulgaris

Mi sono procurata una piantina di alchemilla e l’ho messa a dimora in un’aiuola. Non è molto appariscente, nè particolarmente produttiva, ma io le sono molto affezionata.
L’alchemilla è un’erba commestibile, medicinale e magica. La sua magia si chiama guttazione, il processo attraverso cui le foglie trasudano l’acqua in eccesso attraverso aperture, dette idatodi, situate lungo i margini delle foglie. L’acqua, in forma di piccole gocce dette guttule si raccoglie all’apice delle nervature fogliari. Non tutte le foglie lo fanno e non tutte in modo così vistoso come l’alchemilla. Le foglioline pieghettate di questa piantina si riempiono letteralmente di acqua e quest’acqua affascinava molto gli alchimisti i quali, non riuscendo a trovare una spiegazione scientifica, attribuivano il fenomeno a poteri magici. Così raccoglievano quell’acqua e la utilizzavano per le loro pratiche, e dalla parola alchimista deriva il nome bizzarro di questa pianticella di campo.
Così la descrive Primo Boni(1) con squisita accuratezza: “Le foglie di quest’erba (parti commestibili) sono di una finezza e bellezza incantevole. Spuntano pieghettate, quindi si aprono proprio come un ventaglio, conservando lieve traccia delle pieghe primitive. Coi bordi ricamati da una dentellatura uniforme e perfetta, sembrano fatte più per essere ammirate che mangiate.” I fiori, piccole infiorescenze verdastre quasi insignificanti, ma inconfondibili, crescono su rametti alti un palmo. E’un’erba perenne, alla fine dell’estate ingiallisce e si affloscia, ma a primavera riparte con nuova energia. Potenza delle piante perenni.
Spiega ancora Primo Boni come le foglie di alchemilla, che cresce nei pascoli d’altura dai 600 ai 2000 metri, siano un foraggio prelibato per il bestiame. Il latte delle mucche che nei pascoli si erano nutrite abbondantemente di alchemilla forniva doppia produzione di burro.
La pianta si può usare per preparare tisane e decotti curativi sia per uso interno (epatoprotettivo e diuretico) che esterno (colluttorio).

Di questa pianta avevo già parlato il 22 luglio 2011, ma ora ne ho una tutta mia.

(1)”Nutrirsi al naturale con le erbe selvatiche’ (Edizioni Paoline, Boni era un sacerdote, 1977)

Santolina

Santolina chamaecyparissus

Santolina chamaecyparissus

La santolina è un arrivo recente in giardino. E’ una pianta mediterranea, asciutta, argentea, profumata. Le foglie sono sottili e frastagliate, o meglio laciniate, i giovani steli coperti di peluria grigia. Il suo nome specifico, chamaecyparissus, significa ‘simile a un cipresso nano’, da cui il nome comune di santolina o crespolina cipressina. Ha un odore discreto,intenso, ma meno penetrante dell’elicriso (Helicrisum italicum, 5 giugno 2008) che le cresce vicino. E’ pianta officinale, probabilmente tossica, ora soprattutto essenza decorativa da giardino, dove dà il meglio nella primavera inoltrata e prima estate quando si adorna di capolini giallo brillante, tondi gruppi di fiori tubulosi.

Santolina ligustica

Santolina ligustica


Una sua parente un po’ speciale, Santolina ligustica Arrigoni, di cui già avevo scritto (vedi crespolina ligure, 3 giugno 2009 ) cresce solo in una piccola area dell’entroterra della Liguria di levante, fra Deiva Marina e Monterosso al mare. Ma non diciamolo troppo in giro, le specie tipiche di un areale così ridotto sono sempre a rischio di sparire. Questa fotografia è del giugno 2005, speriamo di ritrovarla ancora.

Calicanto d’inverno

Chimonanthus praecox (L.)

Chimonanthus praecox (L.)

Qualche anno fa, alla mostra mercato Murabilia di Lucca, presso lo stand dell’associazione A.Di.P.A. (Diffusione di Piante fra Amatori, l’associazione degli amici dell’orto botanico), mi hanno regalato dei semi. Ho preso quello che c’era, soprattutto perenni perchè danno più soddisfazione, così per vedere se viene qualche cosa. Non mi ricordo quali fossero, ma due non le posso dimenticare perchè sono spuntate,cresciute e vivono ancora. Una è una Centaurea, un similfiordaliso violetto, comunissimo fiore di campo su steli alti e ruvidi; è perenne e fiorisce abbondantemente tutte le estati.

L’altra pianta è un calicanto. Ne avevamo seminato almeno quattro e dato che sono germogliati tutti  quanti, due li ho regalati e due li ho conservati. In un paio d’anni hanno assunto il loro aspetto adulto, solo ancora po’ scomposti, ma determinati a crescere. Questo tipo di calicanto fiorisce d’inverno e il suo nome scientifico è Chimonanthus praecox che significa proprio “fiore d’inverno”. I fiori sono bianco crema e profumati, seppure non vistosi, le foglie sono ovali e ruvide.

I frutti non li avevo mai visti. Così quando ho incontrato quest’albero nel parco della fortezza Brunella di Aulla (Massa Carrara), l’ho guardato con curiosità perchè mi ricordava qualcosa, ma non riuscivo a riconoscerlo. Troppo singolari quelle piccole pere, o meglio fichi, che secondo un’amica che lo conosce meglio “se lasciati sulla pianta seccano e diventano di color marrone nero e sembrano dei piccoli pipistrelli”. Ora che l’ho riconosciuto spero che anche i miei due alberelli fioriranno abbastanza da farmi vedere qualche piccolo pipistrello.

Nigella, la damigella scapigliata

Nigella damascena

Nigella damascena

 
La nigella è fiorita finalmente nel mio giardino. I colori di oggi sono bianco rosato e azzurro (cliccate sulle immagini per vederle più grandi), ma forse ne mostrerà altri, perchè come tutte le ragazze scapestrate lei è piena di sorprese. Questo fiorellino strordinario nasce da semi scuri (da cui il nome nigella, da nigra), contenuti in capsule che sembra piccole lanterne. Ho raccolto qualche seme in un giardino e li ho piantati nel mio. La pianta è annuale, ma generosa, cioè non occorre riseminarla perchè provvede, in modo molto più efficiente, da sola.

Nigella damascena

Nigella damascena


Damigella scapigliata e anche fanciullaccia, le dedico questi versi scritti per una giovane ventenne da Eugenio Montale, un poeta che sempre mi capisce.
 
 

Esterina, i vent’anni ti minacciano,
grigiorosea nube
che a poco a poco in sé ti chiude.
Ciò intendi e non paventi.

Hai ben ragione tu! Non turbare
di ubbie il sorridente presente.
La tua gaiezza impegna già il futuro
ed un crollar di spalle

dirocca i fortilizi
del tuo domani oscuro.
T’alzi e t’avanzi sul ponticello
esiguo, sopra il gorgo che stride:
il tuo profìlo s’incide
contro uno sfondo di perla.
Esiti a sornmo del tremulo asse,
poi ridi, e come spiccata da un vento
t’abbatti fra le braccia
del tuo divino amico che t’afferra.

Ti guardiamo noi, della razza
di chi rimane a terra.

Aglio selvatico

Allium roseum

Allium roseum

E’ tornato a fiorire l’aglio, selvatico e imprevisto, nel prato. Delicato alla vista, pungente ed aromatico nell’odore. Si chiama Allium roseum per le sfumature rosate dei petali. Avevamo paura di romperlo, ma lui è spavaldo e robusto, oltre il tappeto di aghi di abete (sempre più maestoso l’abete, prepotente).
E’ tornato l’aglio come sei anni fa, quando lo avevo mostrato nel vecchio blog (1 maggio 2010)
“Un aglio che non si coltiva, ma si trova selvatico sui bordi delle strade di campagna e nei campi, ovunque nella regione mediterranea. In questa pianta, come in molte specie simili, i fiori sono raccolti in dense ombrelle, le quali sono inizialmente avvolte da spire papiracee. A causa dell’uso alimentare che facciamo di alcune specie di aglio (quello propriamente detto è Allium sativum), i fiori sono poco noti e si potrebbe avere difficoltà a riconoscerli. Se non fosse per l’inconfondibile odore forte e persistente che tutta la pianta emana se soffregata, un odore acre, ma appetitoso, naturalmente a seconda dei gusti … Questa specie ha i fiori rosa pallido, ovvero bianchi screziati di risa, racolti in ombrelle fitte, e portati da lunghi peduncoli. Talvolta le ombrelle contengono anche piccoli bulbilli che, cadendo, possono dare origine a nuove piante.”

Altri post sui vari tipi di Allium

Erba cipollina (2 maggio 2008)
Aglio napoletano (12 marzo 2009)
Aglio orsino e aglio delle rocce
Aglio con podalirio
Aglio triquetro
Aglio rotondo
e per altri ancora consultare la voce Allium nell’indice

L’aglio era classificato nella famiglia della Liliaceae, poi brevemente attribuito a una famiglia più specifica, tutta sua, le Alliaceae, e definitivamente inserito da APG III nelle Amaryllidaceae.

Orchide macchiata

Dactylorhiza maculata

Dactylorhiza maculata

Dactylorhiza maculata

Dactylorhiza maculata

Una delle orchidee selvatiche più comuni, almeno nei boschi delle mie parti, ma non per questo meno preziosa e straordinaria (vedi la descrizione nel vecchi blog, il giorno 9 giugno 2008). Ha molti nomi, orchide macchiata, erba d’Adamo, concordia, e anche orchidea di Fuchs, in onore del grande botanico tedesco Leonhart Fuchs, morto il 10 maggio di 450 anni fa.  La stagione fiorita delle orchidee selvatiche dura assai poco e presto restano soltanto le lunghe foglie macchiettate di nero,  e dopo ancora solo una piccola radice bulbacea conservata nella terra, per rifiorire ancora ogni primavera, dove pareva non ci fosse nulla.

Il profumo dell’orchidea
penetra come incenso
le ali di una farfalla.

(aiku di Matsuo Bashō)

Orgoglio di Madeira

Echium candidans

Echium candidans

 

E’ il parente ricco di Echium vulgare,  e di tutte le altre erbe viperine che crescono negli incolti e ai bordi delle strade e fioriscono, meravigliosamente, a primavera. Questa specie teme il freddo e prospera particolarmente appunto nell’isola di Madeira, una bellissima isola atlantica poco a nord delle Canarie.

Madeira è un’isola a me molto cara perchè l’ho conosciuta attraverso un libro che amo molto, Jane Eyre di Charlotte Bronte, e sempre è rimasta una protagonista dei miei sogni. La sua flora strabiliante, poi, mi è arrivata in casa in modo quasi inaspettato, attraverso le cartoline di un amico sconosciuto, incontrato per un fortuito intreccio postale, tradizionale, un conoscente lontano che non potrei raggiungere con il web e mi manda sempre magiche cartoline piene dei colori dell’isola dell’eterna primavera.

Ma la pianta  della fotografia dove si trova? Ma nel magnifico orto botanico di Roma, naturalmente, qualche primavera fa.

 

Cartolina da MadeiraCartolina da Madeirafrancobollo di MadeiraCartolina da Madeira

Cisto rosa

Cistus albidus

Cistus albidus

E’ arrivata la stagione dei cisti, fiori selvatici e affascinanti dalla bellezza elegante ed effimera. Frase questa che probabilmente si adatta alla maggior parte dei fiori spontanei.  Il cisto rosa della foto a destra è originario della collina imperiese, si chiama Cistus albidus, anche se il colore dei suoi petali varia dal rosa acceso al lilla delicato, con il centro illuminato di giallo. Molto simile al cisto fotografato sotto a destra (che riprendo dal post del 4 maggio 2009, nel mio vecchio blog), che fiorisce sulla sponda livornese e si chiama Cistus incanus, nome che nuovamente suggerisce il colore bianco, quando ancora una volta i suoi petali, esili e spiegazzati, brillano di tutte le sfumature del rosa, ma solo raramente sono bianchi. La differenza fra le due specie di cisto l’ho imparata ieri, e sta molto semplicemente (anche noi dilettanti llo possiamo capire) nell’attaccatura delle foglie, che i C.albidus sono sessili, cioè senza picciolo, mentre in C.incanus sono picciolate. Inoltre C.incanus è oggi più correttamente denominato Cistus creticus subsp. eriocephalus

Cistus creticus subsp. eriocephalus

Cistus creticus subsp. eriocephalus

Tabacco

Tabacco Nicotiana tabacum

Nicotiana tabacum

Tutte le solanacee sono piante stregate. O meglio stregone. Piante dalla doppia vita e identità, cibo e piacere, veleno e morte. Chi più del tabacco, una foglia che ha ucciso decine di milioni persone, ne ha reso succubi della dipendenza miliardi, ha provocato guerre e schiavitù, e fruttato all’industria 300 miliardi di dollari?
E tutto questo soltanto perchè questa piccola pianta opportunistica contiene un alcaloide che le serve per tenere lontano insetti e parassiti, una sostanza denominata nicotina. Che sta in buona compagnia di altre sostanze simili, come l’anabasina, entrambe feroci antagonisti dell’acetilcolina, il composto endogeno che presiede alla trasmissione neuromuscolare. Anche se non è solo o tanto l’avvelenamento acuto che uccide, ma l’assuefazione lenta e le sue conseguenze più subdole.

Le solanacee sono piante stregate. Ma sono anche belle. Molte piante sono velenose, ma non occorre assaggiarle. Molte piante contengono sostanze estranee che sarebbe meglio evitare. Ma il fatto che possano nuocere chi le consuma o le respira non toglie nulla al loro fascino.

Nonostante la tossicità, anche il tabacco ha i suoi parassiti. Il più importante è il fiabesco bruco Manduca sexta, un lepidottero sfingide che ha probabilmente ispirato il brucaliffo di Alice nel paese della meraviglie (semplicemente ‘caterpillar’ nell’originale Alice in Wonderland). Tutto raccontato con ricche foto da Andrea Bonifazi in questa gustosissima pagina

La mia foto è scattata all’orto botanico di Genova.

Rosmarino

Scrivevo il 21 dicembre 2008:
Dove banchettano le api d’inverno? Certo sui fiori del rosmarino. Si può raccogliere anche il miele d’inverno, miele di rosmarino. Siamo a dicembre (ma secondo i testi la stagione della fioritura dura tutto l’anno) e una delle piante di rosmarino del mio giardino sta aprendo i suoi timidi fiorellini azzurri. Coraggiosa e spavalda nel giorno più corto dell’anno, il solstizio d’inverno. Come sempre accade, il tempo meteorologico si fa beffe del calendario e oggi è stato una giornata limpida e tiepida, dopo lunghe settimane ‘autunnali’ di gelo e tempesta. Ma il rosmarino non se ne è preoccupato troppo. E’ pianta mediterranea, docile e resistente. E’ difficile vederla soffrire e le sue foglioline appuntite sono sempre graziosamente verdi e lucide, nonostante tutto.
“Sogno, scrive il giardiniere Paolo Pejrone1, una montagna coperta di minuscoli fiori azzurri durante i lunghi inverni piemontesi.”

Rosmarinus officinalis

Rosmarinus officinalis

Rosmarinus officinalis

Rosmarinus officinalis

Il rosmarino è pianta dalle infinite virtù. Il suo semplice odore, dice sempre Pejrone, aiuterebbe a rinverdire e far riacquistare vigore alla memoria. E’ poi un ingrediente fondamentale nella ricetta di un elisir di lunga vita, con origano e salvia, tutte macerate nel vino. Non pretendo tanto, una pianta decorativa e morbida, odorosa e saporita, e fiori che sbocciano nel gelido squallore dell’inverno non faranno la vita più lunga, ma certo la rendono più leggera.

Invece, la varietà di rosmarino nella foto a sinistra, strisciante o ricadente come si preferisca denominarlo, fiorisce in primavera.

1In “In giardino non si è mai soli”; Feltrinelli