Prezzemolo

Petroselinum sativum
La mia vicina di casa è andata questa mattina a seminare il prezzemolo per l’inverno. Dice che il prezzemolo seminato il giorno di ferragosto cresce meglio e ‘non va in semenza’. Cerco di interpretare la credenza popolare perchè il prezzemolo è una pianta rigorosamente biennale (come altre apiaceae fra cui la carota) e non l’ho mai visto fiorire, e quindi andare in seme, durante il primo anno dalla semina. I manuali di orticoltura domestica suggeriscono di seminare il prezzemolo due volte l’anno, una in primavera e l’altra in estate, per avere foglie fresche tutto l’anno; e naturalmente va raccolto durante il primo anno, perchè nel secondo la pianta, impegnata com’è a fiorire e fruttificare, ha foglie più piccole e più coriacee.

Anthriscum cerefolium

Anthriscus cerefolium

Tutto verificato, e forse l’usanza popolare deriva dal fatto che se si semina a ferragosto il prezzemolo avrà ancora foglie commestibili per tutta la primavera successiva, e magari persino fino all’inizio dell’estate, quando quello seminato in primavera sarà già arrivato a semenza. Io la mia semina estiva comunque l’avevo già fatta a luglio e anche se dovessi rimanere senza ne preparerò certo molti involtini congelati nella stagnola, oppure ancora meglio in una piccola scatola.
Mi ha sorpreso invece il cerfoglio (Anthriscus cerefolium), che credevo anch’essa pianta biennale, e invece è già in fiore. Ho controllato in diversi testi e benchè alcuni effettivamente la indichino erroneamente come biennale, pare proprio che il cerfoglio, così simile al prezzomolo anche se di sapore più delicato, sia pianta annuale e pertanto faccia tutto subito, foglie, fiori e semi.

Dafne fior di stecco

daphne mezereum
La foto è scadente, ma la pianta interessante. Il suo nome specifico, mezereum, deriva dall’arabo ‘mazdaryoun’ e significa qualche cosa fra medicinale e mortale, carattere peraltro comune a tutte le dafne. Fiori del sottobosco, abbastanza precoci da sbocciare prima che il fogliame degli alberi sia spesso, questa pianta si chiama volgarmente fior di stecco perchè i fiori si aprono prima che spuntino le foglie. Di agosto rimangono soltanto le bacche, rosse e lucide, il cui aspetto invitante potrebbe ricordare qualche frutto commestibile del bosco, mentre anche a dosi minime sono in grado di provocare la morte. Il nome deriva dalla figura mitologica di Dafne, sorella del dio fluviale Peneo, una Naiade, cioè una ninfa abitatrice dei ruscelli montani, di cui si invaghì con trasporto il dio Apollo. Ma la ninfa resitette alle sue profferte amorose e preferì farsi trasformare in lauro, identificato nell’alloro (Laurus nobilis e 15 dicembre 2009) oppure da alcuni nel pungitopo (Ruscus aculeatus, 1 dicembre 2008). Il nome dafne rimase a questa pianta le cui foglie assomigliano a quelle dell’alloro.

Fotografata nei pressi del lago Santo (Modena), Appennino tosco-emiliano, agosto 2005.

vedi anche dafne laurella, Daphne laureola, 15 febbraio 2010
dafne odorosa, Daphne cneorum

Solano

solanum spRimpiango il solanum che l’anno scorso avevo piazzato nei vasi in cima alla scala e mi aveva dato la sua fioritura violetta ininterrottamente senza stancarsi da aprile a novembre. Fiorito ancora sotto la prima neve, con le minuscole melanzane verde scuro, poi ha dovuto soccombere al gelo sempre più intenso. Questa varietà da vaso non sopravvive all’inverno, o quanto meno non è sopravissuta il mio, ma certo ne è valsa la pena e le piante che ho messo negli stessi vasi quest’anno, per cambiare, non mi hanno dato neppure un centesimo della soddisfazione. Conosco però vari giardini del circondario (lato Bavari, esposizione a mezzogiorno) in cui i solanum ornamentali sono perenni (vedi 24 agosto 2009) e ne ho trovati simili in certi giardini che si affacciano lungo le ripide scale in città. Come questo qui sotto, fotografato in corso Montegrappa, la varietà bianca è solanum jasminoides var. album ovvero solanum laxum.solanum sp

Camomilla

matricaria camomilla
Ed ecco la principessa di tutte le piante medicinali, la piccola margherita dal grande cuore. Di origine asiatica, è naturalizzata dappertutto in Italia, e naturalmente ovunque coltivata, come forse in questo campo dove cresceva in mezzo al basilico. Sono deliziosi i suoi capolini gialli, a volte appuntiti come piccoli coni, e con le ligule bianche piegate all’indietro verso il basso, come una minuscola capigliatura spazzolata dal vento.

Agrimonia

Agrimonia eupatoria
Erba famosissima e di ricca tradizione officinale, non mi è riuscita di trovarla in tutto il suo splendore, ma solo in qualche piccolo esemplare sparuto e sfrangiato nel sottobosco. Qualche curiosità su di lei. In una regione del Veneto (Feltrino, provincia di Belluno), viene chiamata ‘erba delle due Marie’ perchè va raccolta fra la festa che celebra l’Assunzione della Madonna (15 agosto) e quella che ne celebra la nascita (8 settembre). Evidentemente si tratta di zona montana, perchè la raccolta della sommità fiorite a quote collinari si deve fare fra i mesi di giugno e luglio e non sorprende che io l’abbia oggi trovata già sfiorita. L’elenco delle affezioni per cui questo infuso è indicato è molto lungo e le sue proprietà sono antinfiammatorie e depurative. Oppure si usano le foglie fresche e se ne fanno impacchi per curare l’emicrania, ma anche distorsioni e contusioni.

Nappola marittima

Xanthium orientale

Xanthium orientale

Si chiama anche nappola italiana ed è pianta tipica delle zone sabbiose, di scarni terreni di riporto, dove si accumula materia organica di rifiuto, pianta pioniera per eccellenza, non solo per la sua tolleranza alla salinità, ma anche per la sua rusticità e povertà. Potrebbe essere anche bella, e fiera, se non crescesse nell’immondizia o sui bordi sporchi di strade aquitrinose.
Fotografato con il telefono vicino alla polverosa spiaggia di Recco (GE), sempre in rifacimento.

Erba dei cantanti

Sisymbrium officinale

Sisymbrium officinale

Questa pianticella, esile, modesta, diffusissima, si trova a volta con il nome di erba cornacchia. Denominazione alquanto inopportuna per un’erba usata per curare mal di gola, raucedine e tosse e consigliata ai cantanti per schiarire la voce. I coristi della Chiesa ne succhiavano alcuni pezzi freschi prima della messa. E allora perchè erba cornacchia? Davvero non saprei.
Ho già parlato di quest’erba, con qualche dettaglio in più, con il nome di erisimo il 31 agosto 2009. Se oggi mi ripeto, è perchè la determinazione mi pare più precisa, sono assolutamente sicura della pianta di questa fotografia, mentre quella precedente mi pare abbia fiori troppo grossi e potrebbe trattarsi di qualche altro ‘broccoletto’. Con il nome di erisimo, cioè Erysimum, si chiama peraltro altro genere di brassicacee, simile alle violacciocche (vedi 21 marzo 2010), quindi anche il nome di erisimo, con cui si designa quest’erba dei cantanti, crea nuovamente una di quelle tipiche confusioni botaniche per cui il nome vero di una pianta è il nome falso di un’altra e viceversa. Almeno su alcuni punti mi pare di avere fatto chiarezza. Quanto alle cornacchie, beh non si può negare che abbiano una ‘voce’ squillante …

Pastinaca

Pastinaca sativa

Pastinaca sativa

Il nome non lascia dubbi, Pastinaca sativa è una pianta coltivata per usi alimentari. Una ragazza di Napoli molti anni fa mi disse che pastinaca in napoletano vuol dire carota. Non posso confermarlo, ma effettivamente la pastinaca è una radice che si mangiava e veniva persino chiamata ‘carota bianca’. In etnobotanica è anche nota per le sue proprietà diuretiche e digestive. Mi sorprende oggi la sua fioritura gialla, i suoi grossi frutti (sono frutti, frutti, non semi) verdognoli, le sue foglie larghe che significano che non può essere il finocchio selvatico (Foeniculus vulgaris, 31 luglio 2008). La radice non l’ho mai vista e immagino che bisognerebbe raccoglierla nel primo anno di vita (come altre ombrellifere la pastinaca è una pianta biennale), molto prima che sboccino i fiori. Forse per assaggiarla la cosa migliore sarebbe seminarla in giardino.

Datura in fiore

Datura

Datura wrightii
5 agosto

Datura

Datura wrightii
6 agosto

Nata senza fatica da semi raccolti in un giardino botanico, non sono sicura di quale specie di datura si tratti. Tutti i semi sono germogliati velocemente e la maggior parte hanno prodotto piante già alte e pronte alla fioritura. Da giorni, due di loro preparavano un lungo bocciolo, e li osservavo con ansia mentre cominciavano a srotolarsi. La fioritura è stata sorprendente. La prima foto a sinistra si riferisce al pomeriggio del 5 agosto e la seconda alla mattina del 6.
Le trombe dell’angelo (angel’s trumpet è il nome comune inglese di questi fiori, per ragioni abbastanza ovvie) si sono aperte quasi contemporaneamente poche ore dopo, prima di sera il giorno 6 agosto.
Il nome Datura richiama altre suggestioni, non solo quelle visive per la bellezza dei fiori.

Datura

Datura wrightii

Note per le proprietà allucinogene, sono prima di tutto piante molto velenose. La leggenda racconta l’uso delle specie più selvatiche (quali Datura stramonium), nei tempi passati e presso civiltà sciamaniche, come medicina estrema, per esempio per causare stati di trans affini all’anestesia, che quindi permettevano le operazioni chirurgiche. Ovvero stati di allucinazione che favorivano meditazione e illuminazione.
Così mi piace pensarla, una pianta estremamente attraente e magica, il cui mito si perde nella notte dei tempi come quella di ogni erba fatata.

Questa specie dovrebbe essere Datura wrightii Regel, perenne, ma non rustica. Se qualche vaso sopravvive all’inverno, ve lo dirò il prossimo anno.

Aspraggine comune

picris hieracioides
Cerco di mettere un po’ d’ordine nella giungla delle asteracee gialle. Simile all’aspraggine già pubblicata, quest’erba si chiama anche lattajola in ragione del lattice amaro (da cui il nome scientifico di Picris, che significa amaro) e deve il nome specifico alla somiglianza con lo sparviere, Hieracium 29 ottobre 2009, altro genere di asteracee a fiori gialli di non semplice catalogazione. Cresce in abbondanza nel mio giardino e nei prati vicini, accanto all’altra già descritta (e che però ha recentemente cambiato nome da Picris a Helminthotheca), e a lei certo appartiene la rosetta di foglie pubblicata in marzo. Le foglie fresche sono commestibili e venivano applicate sulle piccole ferite per tamponare il sangue.
Il fiore non è ancora del tutto sbocciato, spesso a piena fioritura le ligule più esterne mostrano striature rossastre all’esterno. I fiori si presentano in infiorescenze racemose e i capolini sono racchiusi in un involucro con caratteristiche squame patenti.