Questo la stagione offre, non raffinati colori o sgargianti forme segrete, ma qualche erba mezzo seccata dal vento fra le rocce, ai piedi degli olivi. La forma slanciata ed eterea, ma soprattutto quei rami disposti in verticilli, cioè aperti a raggiera, tutti sullo stesso piano attorno all’asse del fusto, mi fanno pensare al miglio, Oloptum miliaceum, già detto Oryzopsis miliacea, anche se la mia conoscenza delle graminacee è assai scarsa e molto complesso il loro riconoscimento. Nonostante l’aspetto dimesso, paglierino, spento, il portamento molle e dinoccolato, le graminacee (poacee per gli esperti) sono fra le erbe più robuste e preziose. E’ un onore imparare a riconoscerle, a poco a poco senza presunzione. In primavera anche loro sfoggiano elaborati fiori, infiorescenze e poi frutti. Ora. d’inverno, gagliardamente resistono.
Fotografata lungo un viottolo sulle colline di Nervi (Genova), gennaio 2009.
Ibisco
Alchechengi
La bacca rossa di questa fine d’anno è un po’ sbrindellata. O meglio è sbrindellato il suo involucro, che ha abbandonato da tempo il lucido rosso arancio di lampioncino cinese (12 agosto 2009) e si è fatto trina trasparente, anche se non per questo meno sorprendente. Il frutto brilla ancora del colore di buon augurio, prima di disfarsi nella terra per i nuovi germogli. Un colore tentatore, ma infido; questa varietà infatti non è commestibile, anzi è velenosa.

Lunga vita al popolo e raccolto abbondante
sono gli unici caratteri che ho trovato velocemente in rete,
mi scuso con i sinologi online)
Bosco
I legni sono secchi, le foglie restituite.
La brina è sulle siepi, fumano le fontane.
Chiamano i cacciatori nella nebbia il traghetto.
Nello spazio dove non esisto rema il barcaiolo.
Buon Natale e buon anno nuovo
il blog dà appuntamento a dopo le feste
Salsapariglia

Ancora rose
Neve
selva, dall’aria grigia scende bianca
la prima neve , e cade, e cade.
Come è ammutito il mondo! Non c’è fogliia
che frusci, non uccello sulle rame,
soltanto bianco e grigio, e pace, pace.
Anche il viandante che per variopinti
mesi passò col canto o col liuto
è ammutolito e stanco di gioire,
stanco di camminar, stanco di canti.
Rabbrividisce, e dalle fredde altezze
grige lo investe il sonno, e piano cade,
cade la neve …
Hermann Hesse — traduz. Ervino Pocar
Magnolia
L’inverno si fa conoscere, ancora, con la sua mano di gelo (questa fotografia è del gelicidio dell’anno scorso, se quest’anno pensavamo di passarcela meglio, la neve caduta già molto più alta ha già fatto capire che cosa si intende per inverno).
La magnolia (20 maggio 2008) è una albero molto antico. Siccome si credeva che le magnolie fossero le più antiche esponenti delle angiosperme, piante superiori dotate di frutti, hanno dato il nome a tutta la divisione, magnoliophyta, sinonimo appunto di angiosperme.
Agrifoglio
Festeggio le bacche del mio agrifoglio, mai così abbondanti, il riverbero del sole sulle lucidissime foglie soltanto qualche giorno fa. Oggi invece è già è caduta la prima neve.
And as when all the summer trees are seen
So bright and green,
The Holly leaves a sober hue display
Less bright than they,
But when the bare and wintry woods we see,
What then so cheerful as the Holly Tree?
(Quando gli alberi appaiono // così luminosi e verdi,// le foglie dell’agrifoglio mostrano un colore più misurato //meno luminoso degli altri, //Ma quando gli alberi appaiono spogli per l’inverno// che c’è di più gioioso dell’albero dell’agrifoglio?)
Robert Southey — in Poetry of Lakeland
vedi anche 28 aprile e 20 dicembre 2008
Freylinia lanceolata
The shy was green wine held up in the sun,
The moon was a golden petal between
She opened her eyes, and green
They shone, clear like flowers undone
For the first time, now for the first time seen
(L’erba era verde come una mela,
il cielo verde come un vino
alzato nel sole: la luna era un
petalo d’oro, tra loro due.
Lei aprì gli occhi, e gli occhi le brillarono
verdi, chiari come dei fiori per la prima
volta sbocciati ed ora per la prima volta
veduti)
Nel parco di Nervi (Genova) vicino all’Eugenia di ieri, morbida flessuosa, tenera, strabilianti i fiori, come altre della sua famiglia. Viene dal Sud Africa, ma deve il suo nome al fatto che venne per la prima volta coltivata nel giardino del conte di Freylino nel Monferrato nel 1817, ove essendo una pianta nuova e sconosciuta causò un certo scalpore. In inglese il suo nome ‘honeybells’ significa ‘campanelle da miele’, perchè i suo fiori tubiformi attraggono numerosi impollinatori.