Erba trinità

hepatica nobilis
Altre foglie bagnate, verdi e rossicce quelle dell’erba trinità (vedi 15 marzo 2009). Da queste foglie, affondate nell’umido sottobosco, si riconosce sia il nome comune, erba trinità in ragione dei tre lobi che la compongono, sia quello scientifico hepatica, perchè quel colore rossiccio e la forma globosa avrebbero l’aspetto (ah la fantasia dei tassonomi classici) di un fegato animale.

Peonia

paeonia
Pioggia, eccola puntuale, e neve sulle colline di fronte e forse in arrivo anche nel giardino. Contemplo la natura che mi posso permettere oltre una cortina di umidità solida e di gocce.

Più spettinato che mai il cespuglietto di foglie nuove della peonia erbacea (scompare completamente d’inverno, a differenza delle varietà arbustive che conservano i fusti nudi). Sono tutte rosse e proprio in mezzo a un mazzetto mi pare di intravedere un bocciolo. Piccolo piccolo si fa avanti quel miracolo che è il fiore della peonia.
Averlo scoperto mi pare di buon auspicio, l’anno scorso non ce ne ha dato nessuno. Voglio essere indulgente con lei, certo era ancora giovane, e riconoscente perchè oggi ci regala almeno la speranza.

Alisso

alyssum saxatile
E’ fiorito anche l’alisso, qualche timido capolino giallo sui cuscinetti di foglie grigio verdi che già tappezzano l’aiuola. Non hanno paura di nulla e splendono nell’aria un poco più calda di una giornata di timido sole.
La terra è ancora bagnata, a tratti fradicia, ma le cipolline ‘vive’ sono finalmente sistemate al loro posto.
E’ una corsa contro il tempo, perchè domani si prevede altra pioggia.

Di alisso si parla anche il 28 ottobre 2008 .

Aquilegia

aquilegia vulgaris
Rieccomi. La stagione sta lentamente e faticosamente trascinandosi verso la fine dell’inverno; ma si sa quanto il vecchio sia famoso per i suoi colpi di coda.
Leggo in un post nel mitico actaplantarum ‘non c’è, per ora, molto da vedere e da fotografare”.
Che tristezza! Pioggia, nebbia, e vento fanno ancora da padroni e lasciano davvero poco spazio per i pur necessari lavori agricoli. Non sono ancora riuscita a piantare i bulbilli e neppure a mettere a dimora le cipolline già germogliate (Luca le chiama ‘vive’, come se le altre fossero morte …). Ma la buona stagione avanza, in sordina, senza clamori e stendardi. Si fa annunciare ovunque dai suoi timidi, ma inequivocabili, segnali. Violette e primule fiorite e germogli coraggiosi dappertutto. L’aquilegia seminata due anni fa e scomparsa completamente fra novembre e gennaio, è ormai un gruppo di rotondi cespuglietti, umidi e stropicciati, ma impavidi e saldi. Il nome di questo fiore significa ‘che porta acqua’ perchè le sue corolle hanno una elaborata forma a tazza o bicchiere. Ma per ora sono le foglie che accolgono le gocce e si comportano davvero come ‘aquilegie’.

Per l’aquilegia di bosco, vedi 2 giugno 2008.

Fitolacca dioica (frutti)

Fitolacca dioica

Phytolacca dioica

Alberi decorativo per vocazione (vedi post del 31 luglio 2010), le fitolacche di corso Italia hanno perduto quasi tutte le foglie. Sono invece cariche di curiose pannocchie giallastre, i frutti, che le fanno apparire come vasti alberi della cuccagna. La forma dei frutti ricorda la stretta parentela con quella Phytolacca americana, detta anche uva turca, erba da strada ed infestante esotica dei nostri giardini.

Fitolacca dioica

Phytolacca dioica

Fitolacca dioica

Phytolacca dioica

 

 

Gemme del pesco

prunus persica
Tonde, già rosate, le gemme a fiore del piccolo pesco irrompono sul ramo sottile. Dovrebbe essere un brindillo, rametto di un anno che, nelle drupacee come il pesco, porta una gemma vegetativa da legno in punta e numerose gemme a fiore lungo il dorso. Nelle pomacee, invece, come meli e peri, il brindillo porta una gemma da fiore apicale e gemme da foglia nella lunghezza. In questo piccolo ramo è visibile anche la piccola gemma appuntita di una foglia, ultima a sinistra, mentre quella apicale, sempre da foglia, è fuori della foto. Coraggio piccolo pesco, so che la strada sarà lunga, prima di arrivare alle dolcissime drupe, succose e vellutate.

Iberide perenne

iberis sempervirens
Fra le prime, temerarie fioriture, in questa domenica d’inverno che si crede un po’ primavera, spiccano le prime tondeggianti rosette di fiori timidamente schiusi fra le nuove foglie dell’iberide sempreverde. Che spettacolo saranno fra qualche mese i cespugli ricoperti di ciuffi bianchi, come centrini. Infiorescenze rotondeggianti composte di fiorellini di quattro petali, come la mattiola di ieri, come tutte le altre crucifere, questa volta però curiosamente asimmetrici. I due petali più lunghi sono un segno di riconoscimento dell’iberide, la sempreverde come tutte le sue sorelle (vedi per esempio Iberis umbellata del 5 giugno 2008).
Oggi alla fiera di Sant’Agata, la più grande fiera di Genova, ricca soprattutto per l’offerta di frutticultura e giardinaggio, le iberidi sempreverdi, strette nei loro vasetti di plastica, erano già tutte in fiore. Andavano a ruba per la loro grazia e generosa semplicità. Non forzate come nei vivai, certo aspetteremo ancora molte settimane per vederle così fiorite in giardino. Ma non deluderanno neppure quest’anno. Quando leggo che l’iberide sempreverde è una pianta trattata dai giardinieri come ‘annuale’ penso che sia un vero spreco. La pianta sopravvive benissimo all’inverno, si propaga con facilità non invadente, può essere trapiantata senza traumi e non ha bisogno di cure particolari. E’ una pianta perenne, solida, modesta, e bella.

Qui sotto un’immagine dell’iberide in piena fioritura (fine marzo)

Iberide

Iberi sempervirens