Niente neve quest’anno, ma tanti bucaneve sul bordo della strada. Anche se non bucano più, la meraviglia della loro fioritura allieta lo spirito e anticipa la bella stagione. Il nome, Galanthus nivalis, descrive un fiore bianco come il latte che non ha paura della neve. Precoce e impaziente di salutare l’allungarsi del chiarore del giorno, è una delle avanguardie della fioritura del bosco e sarà altrettanto veloce a scomparire quando la primavera irromperà decisa, lasciando solo un piccolo bulbo sottoterra, protetto dalla calura estiva.
Nello stesso periodo e negli stessi ambienti si incontra spesso un altro bucaneve, meglio conosciuto come campanellino, il Leucojum vernum, così simile al precedente che i due risultano facilmente confondibili. Il nome Leucojum significa ‘viola bianca’ perché questo fiore è precoce come le violette, ma di colore candido, mentre la parola vernum non ha niente a che fare con l’inverno, anzi significa proprio primavera. Entrambe queste specie appartengono alla famiglia delle Amaryllidaceae, la famiglia dei narcisi e delle giunchiglie, in cui da qualche tempo però hanno trovato casa anche aglio e cipolla (genero Allium), e sono pianticelle minute, alte al massimo 20 cm.
Gli steli portano un solo fiore (molto raramente due), pendulo, con il peduncolo avvolto in un rigonfiamento membranoso, detto spata, e hanno sei tepali (così si chiamano sepali e petali quando sono indistinguibili). Nel Galanthus, i tre tepali esterni sono lunghi quasi il doppio di quelli interni, e questi ultimi sono striati di verde nell’incavo. Il Leucojum invece ha sei tepali tutti lunghi uguali con una macchia giallina sulla punta.
La leggenda racconta che i bucaneve furono il dono di un angelo gentile ad Eva, che era afflitta per aver dovuto abbandonare il magnifico giardino dell’Eden, così ricco di fioriture. Impietosito, per consolarla l’angelo trasformò i fiocchi di neve in bianche corolle che ricoprirono il terreno spoglio. Tante storie e tanta bellezza hanno impreziosito queste umili piante e le hanno rese ricercate. Così pagano il pegno della loro celebrità con il rischio di scomparire, indicati in progressiva rarefazione in molti ambienti. Per questo sono quasi stupita di incontrarli, tanti ciuffi di campanelli bianchi che ornano come ai tempi di Eva il tappeto di foglie morte, nel bosco a pochi chilometri da casa mia.
Sembra che queste Amaryllidaceae siano particolarmente interessanti dal punto di vista farmacologico perché molto ricche di alcaloidi preziosi. Esistono testimonianze di un uso tradizionale dei bulbi di bucaneve come sedativo, ma l’utilizzo tradizionale era principalmente esterno, per impacchi di foglie e cataplasmi antinfiammatori sulle ferite, perché l’ingestione può provocare avvelenamento. La medicina moderna impiega la galantamina, un alcaloide contenuto in queste piante, nel trattamento sintomatico della malattia di Alzheimer, mentre altri composti estratti da entrambe le specie potrebbero aver effetti antivirali e antitumorali.
Avevo già parlato del Leucojum vernum o campanellino sul mio vecchio blog(vedi 1 aprile 2009).