La cosmea o astro del Messico, da dove proviene, è una magnifica margherita annuale, sempre generosa, sempre a suo agio. I semi me li ha regalati la mia amica Irena, che la fa crescere d’estate nel suo giardino in Polonia, ma la pianta l’vevo già incontrata qui, nei giardini della Venaria Reale. Come molte altre piante, ha sofferto della calura esagerata dell’estate. Ma adesso, d’autunno, si è rifatta il look, spuntando tutt’intorno a dove l’avevo inizialmente seminata e conquistandosi una posizione di tutto rispetto. Gilles Clement, il grande architetto paesaggista, profeta del giardino planetario e maestro del terzo paesaggio, la annovera fra le erbe vagabonde alla conquista del mondo. Si potrebbe ben dire che è una vagabonda cosmica. Cosmos in greco significa ornamento, ma il cosmo è diventato l’universo, il visibile, il tutto. Dove l’astro messicano fiorisce, dai prati polacchi fino alle savane.
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Artemisia canforata
Questa artemisia non è molto diversa per aspetto e portamento da molte altre artemisie (assenzio e dragoncello, vedi 27 luglio 2008, artemisia di campo e artemisia selvatica), ma ha un’odore così intenso di canfora che mi è venuto in mente di usarla negli armadi come efficace antitarme. Secondo i trattati di botanica si chiama Artemisa alba (Artemisia camphorata è un sinonimo) ed è una piccola pianta erbacea, spontanea in tutto il territorio italiano. Questo esemplare, che ho acquistato per curiosità a una fiera, è diventato immenso e sovrasta pericolosamente non soltanto il rinato aneto e le nuove timide piantine di prezzemolo autunnale, ma perfino due grossi cavoli broccoli che ho messo a dimora nell’aiuola poco sotto.
Echinacea
Ecco dunque le mie piante di echinacea, stupenda asteracea dalla grandi virtù officinali. Le due più grandi (immagine a sinistra) vengono da un vivaio della Val d’Aosta e le ho acquistate alla fiera di Lucca alla fine di marzo di quest’anno. Ma è la più piccola (sopra e sotto) la pianta del miracolo. L’avevo comprata, quasi un regalo, alla fine di settembre 2011 da una piccola azienda erborista di Giusvalla (Savona). Nel vasetto, accanto alle foglie di echinacea, c’era una piantina di non-ti-scordar-di-me (Myosotis) che nessuno, nè la venditrice nè io, aveva avuto il coraggio di estirpare. Per qualche tempo sembrava che le piantine crescessero insieme, ma le dure gelate di febbraio le avevano schiantate. All’inizio della primavera era ricresciuto un rigoglioso e verdissimo cespuglio, dalle foglie allungate e pelosette. Si trattava tuttavia del non-ti-scordar-di-me che aveva preso il sopravvento e si era anche moltiplicato, mentre l’echinacea sembrava scomparsa. Terminata la fioritura del non-ti-scordar-di-me, quando ormai avevo da tempo perso le speranze di rivederla, tanto che me ne ero procurata altre due piante, ecco che nel centro del cespuglietto quasi secco spunta un energico germoglio, lungo e affusolato, inconfondibile echinacea. Estirpato il non-ti-scordar-di-me, ormai al termine del suo ciclo e che comunque si era ampiamente riprodotto, ecco la mia terza echinacea, finalmente fiorita.
Nel frattempo, è doveroso aggiungere, il piccolo non-ti-scordar-di-me non solo è sopravvissuto, ma ha colonizzato l’aiuola, anzi l’intero giardino.
Camomilla
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Senecio vagabondo
Sulla copertina del mio nuovo libro ‘cult’ “Elogio delle vagabonde (Erbe, arbusti e fiori alla conquista del mondo)” del grande e sempre controverso Gilles Clèment c’è solo un piccolo fiore, fra erbe dorate, contro il cielo limpido e sterminato. Un fiorellino da niente, stelo rossiccio e eretto, foglie grassocce, capolini gialli.
E’ proprio il senecio comune, Senecio vulgaris (8 febbraio 2009), una delle piante più tenaci e onnipresenti della nostra terra. Fiorisce dodici mesi l’anno e non ci sono ambienti che gli resistono. Il genere senecio è vastissimo e comprende specie convenzionali, come appunto S.vulgaris e specie bizzarre, come il S. rowleyanus, il senecio a collana (vedi 16 novembre 2009) che tutto farebbe pensare meno che a una margherita gialla (possiedo la pianta da diversi anni, ma confesso che, ahimè, non l’ho ancora vista fiorire).
Fra le specie importate, noto è il S.inaequidens, specie sudafricana, che si è diffusa molto velocemente nel Nord Italia e si è già conquistata una pessima reputazione, invadente, tenacissima, soppianta ogni pianta autoctona, tossica per il bestiame e chi più ne ha più ne metta. Molto affine sembra questo S.pterophorus, anche lui di origine sudafricana, entrato in Europa dalla Spagna e da Barcellona verso la riviera. Era veramente una presenza dominante sulle colline alle spalle di Imperia, ieri 8 giugno, durante una breve escursione fra Dolcedo e Sanremo. Non lo conoscevo e sarebbe facile confonderla con S.inaequidens. Ma non è lei, le foglie sono diverse, il portamento ancora più invadente, se possibile. Grazie all’insostituibile aiuto della squadra di actaplantarum, l’invasione gialla delle colline imperiesi oggi ha un nome.
Gli irriducibili: cespica annua
Neofita invasiva, viene dall’America del Nord. Il capolino potrebbe assomigliare alla camomilla, ma semplicemente perchè è della stessa razza, perchè della camomilla non ha nè la lucentezza nè il profumo. Benchè la batta alla grande in sfacciataggine e spavalderia.
vedi anche 23 ottobre 2009 e Cespica karvinskiana
Carlina raggio d’oro
Nell’arido sottobosco di novembre, si elevano gli irsuti capolini della carlina, secchi, ma ancora a loro modo fiammeggianti. Intoccabili, in ragione delle spinosissime foglie.
Il nome di questo fiore si vuole derivi da Carlo Magno, che la leggenda vuole abbia usato queste piante contro la peste, oppure, più prosaicamente, significa semplicemente ‘cardina’, cardoncella ovvero piccolo cardo. Qualsiasi sia la vera origine di questo nome (ovvio che io preferirei Carlo Magno), questo è un po’ il ‘mio’ fiore, perchè mi chiamo Carla, detta Carlina quando ero bambina, sono nata in novembre, anzi proprio il giorno 2, cioè oggi, e so di essere un tantino spinosa.
Vedi anche 19 agosto 2009. La specie C. acaulis (vedi 16 agosto 2008) è ricercata per composizioni ornamentali.
Assenzio selvatico
L’assenzio selvatico è un’artemisia molto comune, che mancava nella mia raccolta, accanto alle artemisie coltivate del mio giardino, assenzio e dragoncello (27 luglio 2008), e a specie meno diffuse, come l’artemisia di campo. E’ un’erba magica come l’assenzio maggiore, anche se meno aromatica.
Fotografata nei pressi del mitico ponte Gobbo di Bobbio, anche detto ponte vecchio o, ovviamente, ponte del Diavolo, sul fiume Trebbia.
Tagete
Questa pianta, originaria del Messico, si chiama anche garofano d’India. Un po’ snobbata dai giardinieri sofisticati, quasi fosse leggermente ‘pacchiana’ e certo troppo ‘ordinaria’, a me invece è molto simpatica, perché vivace, allegra e generosa. Ancora più simpatica adesso che ho scoperto che crescendola vicino alle carote le difende dai parassiti. Non vedo l’ora che sia primavera per metterla a dimora nell’aiuola delle carote, rossa arancione come le loro radici.
Qui cresceva in un aiuola vicino al bordo della strada nel borgo di Brugnello, comune di Corte Brugnatella (PC), un luogo molto particolare, a picco sul fiume Trebbia che domina, severo e aggraziato, dall’alto.
Rudbeckia
Una splendida asteracea perenne di origine americana, simile all’echinacea al quale genere veniva attribuita in passato. Ma i colori sono molto diversi, la rudbeckia è una margherita con dentro i colori dell’autunno. Sulla specie, ho al solito qualche dubbio, ma mi pare di poterla chiamare Rudbeckia fulgida