Speronella peregrina

Delphinium peregrinum
Ho trovato questa fantastica pianticella in un giardino non troppo lontano da casa. Di nuovo, l’ho fotografata attraverso la recinzione, sperando di non attirare troppo l’attenzione. In questo caso non rischiavo granchè, non credo che qualcuno potesse pensare male di una fotografia a un angoletto del giardino, nessuna casa, nessuna persona inquadrata; ma non si sa mai, anche un angoletto del giardino può nascondere qualche segreto… Per me è già grande scoperta questo fiorellino, così singolare, aggraziato, perfetto. Può far pensare al berretto di uno gnomo oppure, come deve aver pensato chi gli dato il nome, delphinium, a un pesce, pardon a un mammifero marino che si muove dondolando nell’acqua. Quanto al nome comune, speronella, mi sembra molto meno poetico,ma gli speroni erano nei tempi andati oggetti importanti. Sperone del cavaliere non è che il primo di una lunga serie di nomi singolari attribuiti a queste piante dalla fantasia popolare; ci sono poi cappuccio, erba cornetta, consolida regia, strafusaria, occhio di pupa e altri ancora. Pregiato nei giardini, ama i luoghi umidi, ombrosi e ventilati. Azzurro brillante, con foglie sottili (non visibili in foto), magari poter raccogliere i semini, sempre di nascosto, senza farsi notare.

Come molte ranunculacee, anche questa pianta, pur essendo nei tempi andati considerata officinale, cioè curativa, contiene sostanze, principalmente alcaloidi, molto velenose che la classificano fra le specie tossiche

Aspraggine

Helminthotheca echioides
Fra le erbette di prato, durette ed amarognole, da consumare fresche e giovani in insalata o cotte nelle minestre e nel ripieno delle torte salate, sempre compaiono le aspraggini (nome scientifico Picris che significa proprio amaro) che già dal nome lasciano intendere che tanto dolci e tenere non sono. Questa pianta si chiamava Picris echioides, ma è stata più recentemente assegnata a un genere diverso, Helminthotheca, ma sempre aspraggine resta. Ha bei capolini giallo brillante e foglie molto pelose. Ma sono le squame esterne al capolino, irte e sporgenti, discostate da quelle interne che sono lineari, che rendono questo fiore facilmente riconoscibile. Un altro piccolo tassello per imparare a riconoscere nella giungla delle margherite gialle, tutte splendenti e somiglianti, tutte spavalde, ma tutte diverse. Cresce con voluttà nel mio prato, fra l’assenzio (coltivato, vedi 27 luglio 2008) e la lattuga saligna (spontanea, vedi 10 settembre 2009).

Aglio rotondo

Allium sphaerocephalon

 

E’ stato l’ultimo a fiorire degli agli piantati in giro per ornamento, mesi dopo dei suoi fratelli maggiori, che avevano fatto grandi palle di colore fra la fine di aprile e i primi di maggio. Quest’aglio nostrano, più modesto e composto, si chiama aglio a testa tonda, o anche aglio delle bisce.

L’aglio era classificato nella famiglia della Liliaceae, poi brevemente attribuito a una famiglia più specifica, tutta sua, le Alliaceae e definitivamente inserito da APG III nelle Amaryllidaceae.

Melone

Cucumis melo
Questa pianta di melone giallo è nata da semi di un melone commerciale, forse comprato al mercato, forse al supermercato. Magari dai semi in bustine sigillate e garantite non nasceva niente. Per il momento ha molti fiori e cresce a vista d’occhio, striscia accanto ai suoi cugini cetrioli rampicanti (Cucumis sativum, 11 luglio 2008), da cui si distingue per la forma delle foglie.

Petunia

petunia
E’ ormai la terza o quarta generazione che nasce qui, dai microscopici semi raccolti ogni anno. E cresce senza problemi, con tempi più naturali di quelli dei vivai, senza la fretta dell’obbligo di avere fiori estivi già pronti all’inizio della primavera. Nascono e crescono docili, certo più affidabili di qualsiasi bustina comperata, grosse campanelle colorate, generose e semplici, ormai senza sorprese. Soltanto il colore, lo scelgono loro, bianco, rosa o violetto.

Parenti delle più appariscenti surfinie (31 maggio 2008), foglie appiccicose, frutti a capsula, se le lumache risparmiano i germogli, qualche fiore lo regalano sempre.

Margherita africana

dimorphoteca eklonis
Di certo c’è che viene dall’Africa del Sud e che è una margherita molto bella e assai generosa. Si chiama anche osteospermum eklonis ‘pink’, come c’è scritto sull’etichetta. Le notizie che trovo in rete sono invece vagamente contrastanti (ma si sa, internet non è un’enciclopedia). Sembra che dimorphoteca sia una margherita annuale con semi fertili, di norma gialla, e osteospermum una pianta perenne, ma sterile. Però sembra anche che dimorphoteca e osteospermum siano praticamente sinonimi. La mia pianta fiorisce copiosamente, ma non ho ancora provveduto a raccogliere i semi. Se è perenne o annuale lo sapremo a tempo debito. Per il momento me la godo come è, solare e senza pretese. Un vero carattere africano.

Senecione provenzale

Senecione provenzale
Il genere Senecio è così vasto e articolato che talvolta se ne invoca una riorganizzazione e più razionale suddivisione. Questo è affare dei botanici, a cui non è giusto manchi il lavoro. Per noi è già impresa non da poco riuscire a rammentare tutte le diverse sembianze che può assumere questa asteracea che si presenta in tutte le zone del globo con forme ora arborescenti, ora rampicanti, e poi arbustive, erbacee e succulente. Questa specie, soprannominata senecione provenzale, una delle tante margherite giallo oro che crescono sulle radure delle nostre colline, è frequente nella zona di Praglia che spesso visito alla ricerca di fiori. Una curiosa caratteristica che ne permette il riconoscimento è la presenza sull’involucro (la base del capolino) di due ordini di squame, interne ed esterne, con le esterne decisamente più corte.

Altri seneci presenti nel blog:
senecione di Fuchs
Senecio fuchsii6 agosto 2008
senecio comune
Senecio vulgaris, 8 febbraio 2009
cineraria
Senecio cineraria, 14 maggio 2009
senecio a collana
Senecio rowleyanus16 novembre 2009
senecio rampicante
Senecio angulatus9 dicembre 2009;
senecio a foglie grandi
Senecio grandifolius12 dicembre 2010

Lobelia

lobelia erinus
Non conoscevo la lobelia, aggraziata pianta da giardino, a volta sfuggita alla coltivazione, volente e nolente. Come tutte le esotiche avventizie (Lobelia erinus è di origini africane), viene segnalata talvolta con sospetto dai botanici affezionati alla flora autoctona. Li capisco, ma non mi riesce di prendermela veramente con le piante che sfuggono alla coltivazione e colonizzano luoghi a loro stranieri, come emigranti, ma tanto spesso anche come deportati.
A parte questa breve digressione, questa lobelia io l’ho comprata e messa diligentemente in un vasetto in giardino. Ho la sensazione che non vivrà così a lungo e in prosperità da assicurarsi discendenza. E’ una pianta annuale e se non fa semi sarà un ospite passeggero. Mi dispiace. La trovo molto piacevole, come tutti i fiori azzurri.
Il nome l’ha preso da Matthias De l’Obel, botanico del XVII secolo.